RASSEGNA STAMPA
Rinnovo contratto, Cimo: no a Robin Tax a danno dei medici. Ampliare libera professione
Non dovrebbero esserci dubbi sul fatto che la nuova finanziaria debba trovare le risorse per garantire l’accordo Confederale del 30 novembre 2016 sugli 85 euro mensili medi, lo stesso Presidente Gentiloni ha assicurato di voler mantenere gli impegni. Con questa premessa una nota firmata dal presidente nazionale Cimo, Guido Quici, torna a esaminare la questione del rinnovo contrattuale, che, precisa Quici, «passa attraverso il Fsn, prima, e i bilanci regionali subito dopo». È noto, sottolinea Quici, «che le risorse per i rinnovi contrattuali della Sanità si trovino nel fondo sanitario e siano ricomprese nei bilanci delle regioni, per cui la “partita” si sposta sul tavolo di queste ultime. Di conseguenza, le Regioni si troveranno di fronte ad un contesto economico poco rassicurante, dovendo garantire innanzitutto i Lea e ovviamente, il rinnovo dei contratti di lavoro fermi da oltre 8 anni. In questo momento la partita si gioca in casa del Mef che» continua Quici «non sembra essere particolarmente propenso ad accogliere le richieste di recupero della Ria, né a far includere, nel monte salari, l’indennità di esclusività di rapporto, il cui costo è di 1,33 mld di euro (CA 2015) poiché, per ogni aumento di un punto percentuale di PIL, ci sarebbe un analogo incremento sul monte salari di circa 13 milioni di euro, ovvero circa 7,92 euro/mese pro capite».
Il timore di Cimo è che si possa profilare «una specie di “Robin Tax” a danno dei medici» mentre per il sindacato «le risorse derivanti dalla Ria devono essere utilizzate per finanziare l’art. 22 del Patto della salute (sviluppo professionale di carriera, stabilizzazione del personale precario, etc.) e l’Indennità di esclusività del medico deve confluire nella Indennità di Specificità Medica, proprio per non disperdere risorse già assegnate ai medici. Con queste risorse» conclude la nota «l’unica prospettiva per aumentare le entrate dei medici resta la possibilità di svolgere un nuovo tipo di libera professione, che vada oltre l’esclusività di rapporto, lasciando al medico la libertà di svolgere il proprio lavoro nel pieno rispetto della legge ma con meno vincoli burocratici, assicurando anche prestazioni sanitarie che vadano oltre i Lea.