RASSEGNA STAMPA

Contratto, precariato e difesa intramoenia, le priorità del neo presidente Cimo Guido Quici


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Contratto, precariato e giovani medici e difesa della libera professione. Sono questi i primi nodi da sciogliere per il nuovo presidente Cimo Guido Quici, proclamato oggi all’unanimità come successore di Riccardo Cassi. Si comincia dal contratto di lavoro che, spiega Quici, «ci travolgerà nei prossimi mesi” e sul quale «ad oggi non ci sono i requisiti minimi». «Immaginare di voler premiare chi lavora senza risorse non incanta più nessuno, né incantano le “partite di giro” che imputano una parte degli incrementi contrattuali al salario accessorio. Il fondo del salario accessorio guarda caso, tende ad “evaporare” dopo ogni finanziaria o ad ogni processo di ristrutturazione aziendale» sottolinea il neo eletto presidente Cimo. Quanto all’atto di indirizzo, ora sotto la lente del Mef «il rischio è che si basi su un modello organizzativo, quello per intensità di cura, che è presente in poche realtà regionali e stenta a realizzarsi per oggettivi problemi strutturali e funzionali. Ma, intanto, potrebbe condizionare, nell’immediato, il lavoro dei sanitari che si troverebbero ad operare con regole avulse dai contesti di gran parte delle aziende sanitarie».

Sul fronte del precariato Cimo auspica «il rapido espletamento di concorsi che consentano la stabilizzazione dei titolari di contratti atipici e le assunzioni necessarie al Ssn» e «l’assunzione, con concorso pubblico e limitatamente a una percentuale predefinita, di medici non specialisti o specializzandi nelle aree funzionali di medicina e di chirurgia con inquadramento dirigenziale. In ogni caso Cimo rifiuta qualsiasi ipotesi di inquadramento dei giovani medici in un livello che non sia di tipo dirigenziale». Quici poi si sofferma sulla libera professione intramoenia «un diritto del medico che non ha alcun ruolo nell’aggiramento delle liste di attesa». Un pregiudizio, sottolinea Quici, che ha portato a «penalizzazioni ai medici «per inadempienze non dipendenti dalla loro volontà. Se davvero lo Stato ha interesse a ridurre i tempi di attesa» continua il presidente Cimo «deve sburocratizzare la macchina organizzativa delle aziende sanitarie, deve eliminare il “pizzo” amministrativo che il cittadino è costretto a pagare ogni qualvolta si rivolge al professionista, deve assicurare una maggiore competitività delle strutture sanitarie per evitare ogni forma di sanità low cost anche allargando l’offerta sanitaria ai Fondi sanitari integrativi attraverso specifiche convenzioni con le strutture sanitarie pubbliche secondo nuovi standard che garantiscano tempi di attesa certi e qualità delle prestazioni». Tra le altre priorità del programma di Quici il sostegno al mantenimento dell’attuale sistema universalistico delle cure, la revisione dei modelli organizzativi e la costruzione di nuove alleanze con le società scientifiche. Un punto, quest’ultimo al quale il neo presidente Quici punta molto. «Cimo si propone come un interlocutore privilegiato nel rappresentare, in sede contrattuale, i bisogni della Comunità Scientifica attraverso soluzioni tese a valorizzare e difendere la professione medica” precisa. «Ovviamente Sindacato e Società Scientifica conserveranno, ciascuna, la propria autonomia, ma saranno complementari l’uno all’altra su tematiche di comune interesse».