Riforma Madia. Sit in dei sindacati a Palazzo Vidoni: “Ora i pugni sul tavolo li sbattiamo noi”
Medici e dirigenza sanitaria chiedono la modifica della Madia che non riconosce le peculiarità del Ssn rispetto al resto del Pubblico impiego e mette i bastoni tra le ruote ai rinnovi contrattuali, congelando al 2016 i fondi accessori necessari per valorizzare merito, costruire carriere professionali e remunerare attività disagiate
16 MAG – Assunzioni immediate e fine del precariato. Norme che garantiscano una maggiore dignità alla professione. Soprattutto no a norme che scippano gli stipendi di medici, veterinari e dirigenti sanitari del Ssn. No alla riforma Madia che non riconosce le peculiarità del Ssn rispetto al resto della pubblica ammirazione.
È stata una protesta civile, nonostante l’altissimo livello di malcontento che ormai da tempo serpeggia nella categoria, quella che i rappresentanti della dirigenza medica e sanitaria del Ssn (Anaao Assomed – Cimo – Aaroi-Emac – Fp Cgil Medici eDirigenti Sanitari – Fvm – Fassid (Aipac-Aupi-Simet-Sinafo-Snr) – Cisl Medici – Fesmed – Anpo-Ascoti-Fials Medici – Uil Fpl) hanno organizzato oggi davanti Palazzo Vidoni a Roma. Un sit in voluto per sostenere le proprie proposte di modifica al Testo unico del Pubblico impiego che così come è metterebbe a serio rischio la funzionalità del Ssn e l’iter dei rinnovi contrattuali dopo un blocco durato 8 anni.
“Oggi i medici battono i pugni sul tavolo, anzi metaforicamente parlando, sulla barella. Perché dopo anni di attesa di rinnovo contrattuale siamo fermi agli annunci. Dopo una sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato illegittimo il blocco contrattuale si continua a fare melina e a perdere tempo. Nel frattempo si portano via dal tavolo contrattuale nostre risorse accantonate nei vecchi contratti con la scusa della riforma della Pubblica Amministrazione, che tutto è tranne che una riforma” ha detto Costantino Troise, Segretario nazionale Anaao Assomed.
Ma è anche insopportabile, ha aggiunto Troise, che in una fase di attenzione al precariato si dimentichi la sanità e non si considera nell’ambito del Pubblico impiego la specificità di una categoria professionale che ha una funzione sociale e assolve a un compito costituzionale. “Si continua a fare di tutta un’erba un fascio – ha sostenuto – e a operare tagli lineari. Se chiedessimo ai cittadini quali sono le loro principali preoccupazioni metterebbero salute e sanità ai primi posti. Non sarebbe lo stesso per i politici nella cui agenda la sanità di certo non figura. Quello che si continua a non voler capire è che deriva della sanità pubblica sta portando alla deriva anche i medici peggiorando le loro condizioni di lavoro, precarizzandoli e punendoli non si sa per quale colpa.
“Come possiamo rinnovare il contratto senza quei fondi adeguati a riconoscere la professionalità dei medici?” ha chiesto Riccardo Cassi, Presidente nazionale Cimo. “I fondi accessori – ha affermato – per noi si traducono in progressione di carriera, merito e competenza, guardie e pronta disponibilità. Vanno quindi tutelati non sottratti. Si continua a non capire che il Ssn ha una sua peculiarità rispetto al resto della Pubblica amministrazioni e di questo contratti ne dovrebbe tenere conto, mettendo a disposizione le risorse adeguate. E poi la riforma Madia tira la volata alle Regioni che “vogliono toglierci i soldi da quando le nostre risorse sono nel fondo sanitario nazionale” ha concluso Cassi.
“Contratto subito”. È quanto ha chiesto Massimo Cozza, Segretario nazionale Fp Cgil Medici. “Bisogna emanare rapidamente l’Atto di indirizzo – ha spiegato – e stanziare risorse adeguate per la prossima legge di stabilità tenendo conto della specificità del ruolo dei medici e dei veterinari dei dirigenti sanitari. Va anche posta fine alla questione del precariato, per questo chiediamo che il Decreto Madia di prossima emanazione contenga la supremazia del contratto rispetto alla legge. Vogliamo poter contrattare, per i cittadini, una migliore organizzazione del lavoro negli ospedali e nei servizi sanitari territoriali. Per far questo dobbiamo superare l’ingessamento che tutte le norme da Brunetta in poi hanno determinato e ridare voce agli operatori. Abbiamo quindi bisogno di un interlocutore forte con il quale confrontarci, di argomenti concreti sui quali discutere”.
“È umiliante a distanza di tempo dover tornare nuovamente a manifestare in piazza per dover sostenere gli interessi del Ssn” ha detto Marcello Zampetti della Cisl Medici. “Non abbiamo ricevuto risposte da Governo – ha aggiunto – e le aperture della ministra Madia sono state troppo timide. E così il tempo passa e temo che neanche l’avvicinarsi delle elezioni riuscirà a risolvere il problema. Le risorse accessorie erano una riserva economica a nostra disposizione, fondi che molte regioni non hanno mai erogato e ora rischiamo di dover perdere definitivamente un patrimonio storico”.
“Siamo rimasti inascoltati” ha ricordato Fabio Cricelli, Vicepresidente nazionale dell’Aaroi Emac, “Abbiamo provato invano a far sentire il nostro disappunto su alcuni articoli della Madia che bloccano fondi della categoria perpetuando di fatto uno status incostituzionale – ha sottolineato – uno scenario che ci ha portati a manifestare anche perché quello che stanno togliendo dai nostri fondi è notevolmente superiore rispetto a quanto ci stanno proponendo per il rinnovo contrattuale, e questo è inaccettabile”.
“Siamo alle solite, ancora una volta dobbiamo manifestare contro la disattenzione del Governo verso l’intera dirigenza della sanità che verrebbe ulteriormente saccheggiata qualora passassero le previsioni della riforma Madia” ha detto Aldo Grasselli, segretario nazionale Fvm.
“Con questa riforma – ha aggiunto – si tagliano fondi che premiano il merito e la qualità del lavoro. Sostanzialmente si sta perpetuando un ennesimo passo indietro della sanità pubblica rispetto a quella privata dove migreranno le eccellenze non premiate. Inevitabile, se non si paga la qualità, questa va da un’altra parte”.
“Abbiamo usato tutti gli strumenti per aprire un confronto con i rappresentanti del Governo, ma ci è stato negato” ha infine detto Mauro Mazzoni Coordinatore del Fassid invitando all’opinione pubblica a prestare attenzione alle battaglie che i medici stanno portano avanti: “battaglie anche per i cittadini”.
Le proposte delle organizzazioni sindacali. Le sigle hanno chiesto la la soppressione dell’articolo 23, comma 1 e 2, che, dopo anni di decurtazione continua, congela al 2016 i fondi aziendali accessori. Fondi sostengono i sindacati “necessari per la valorizzazione del merito, per la costruzione delle carriere professionali, per la remunerazione delle attività disagiate (reperibilità, lavoro notturno e festivo, straordinari) in crescita per il blocco del turnover”.
Secondo il mantenimento di queste norme determinerebbe una perdita degli incrementi previsti dai meccanismi contrattuali in vigore di entità tale da risultare, per i medici ed i dirigenti sanitari del Ssn, superiore agli aumenti annunciati con il finanziamento del rinnovo contrattuale 2016-2018 nelle leggi di bilancio 2016 e 2017, determinando l’impossibilità di valorizzare il lavoro professionale e di conseguenza il rinnovo di lavoro.
A completare questo quadro lo stallo delle procedure per la stabilizzazione dei precari e le nuove assunzioni previste dalle stesse leggi di bilancio “causato da contrasti tra i vari ministeri interessati e le Regioni sulle modalità di calcolo del fabbisogno”. Peccato che a pagare siano i professionisti del Ssn e i cittadini.