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Orario medici, sindacati d’accordo: no a deroghe

No a ogni ipotesi di deroga o di rinvio, denunce per i Direttori Generali di Asl che non rispetteranno le norme e supporto nelle cause per danni. A ribadirlo in una nota Cimo in merito all’imminente normativa europea sull’orario di lavoro dei medici che dovrebbe entrare in vigore il 25 novembre. «Non ho mai compreso come si sia arrivati ad applicare al lavoro del medico in ospedale una normativa per lavoratori turnisti» dichiara Riccardo Cassi, Presidente Cimo «Ritengo che una volta tanto, la colpa non sia dell’Europa ma della legislazione italiana che ha snaturato il ruolo del medico omologandolo ad altre figure “dirigenziali.”. Una normativa per la quale il medico, una volta è dirigente, un’altra, come in questo contesto, non lo è, ma soprattutto non è mai un professionista di elevata competenza e professionalità, va modificata al più presto. L’art. 7 del Ccnl ora abrogato per legge» continua Cassi, «era forse più adeguato ad essere applicato nel Ssn, dove i riposi e i diritti dei professionisti devono potersi integrare con quelli dei cittadini e alla continuità delle cure. Ma aveva due grossi difetti: prevedeva un datore di lavoro “illuminato”, conscio della tipologia del lavoro dei propri dipendenti medici e dei rischi conseguenti ad uno sfruttamento degli stessi e non prevedeva numeri e sanzioni, di conseguenza non è mai stato applicato, negando riposi e imponendo turni massacranti. Governo e Regioni» continua il presidente Cimo «hanno avuto un anno di tempo per predisporre le modifiche organizzative e normative necessarie e avevano anche tutti gli strumenti necessari, come l’art.22 del patto per la salute e l’applicazione corretta degli standard ospedalieri».

Sulla stessa lunghezza d’onda anche le organizzazioni sindacali capeggiate da Anaao Assomed che in una nota «denunciano il tentativo strumentale di Governo e Regioni di cercare un accordo in extremis per procedere ad una proposta legislativa di dubbia legittimità sull’applicazione della Direttiva sull’orario di lavoro. Ed insieme il fallimento di chi ha avocato a sé da tempo l’organizzazione del lavoro e che oggi dichiara che essa è fondata sull’uso intensivo fino all’abuso del lavoro professionale tanto da rischiare il crollo se riportata a legittimità». Le organizzazioni sindacali (Anaao Assomed, Cimo, Aaroi emac. Fvm, Fassid, Cisl medici, Fesmed, Anpo, Ascoti, FIals medici e Uil medici) «manifestano disponibilità a un approfondimento a valenza contrattuale non sulle deroghe, alle quali rimangono contrarie, ma sulle ripercussioni dell’applicazione della normativa su orario, dotazione organica, sicurezza delle cure, quantità e qualità dei servizi erogati. A condizione che siano integralmente rispettate le prerogative esclusivamente nazionali della contrattazione, ripristinati gli istituti organizzativi contrattuali del lavoro, che l’invarianza di spesa non continui a giustificare i fenomeni scandalosi del precariato e dei contratti atipici e che si manifestino segnali di attenzione verso chi sostiene quello che resta del Ssn, anche attraverso provvedimenti legislativi in itinere». Infine denunciano «che lo smantellamento della sanità pubblica procede anche attraverso forme organizzative al di fuori dei Ccnl e che un approccio più laico alla individuazione di soluzioni efficaci ed efficienti è richiesto a tutti, comprese le Regioni, e rifiutando di svendere il valore del lavoro professionale per rivendicare un ruolo decisionale anche nell’organizzazione del lavoro».