L’Aran riapre le danze sui contratti
La definizione di un’area contrattuale autonoma per la dirigenza medica e sanitaria è la pre-condizione per la riapertura della stagione contrattuale. È questo il punto fermo sostenuto dalla Confederazione sindacale medici e dirigenti (Cosmed) nel corso della riunione che si è svolta il 13 ottobre scorso per avviare il negoziato sulla definizione dei comparti e delle aree.
Un incontro definito come meramente interlocutorio e in cui l’Aran «non ha esplicitato una proposta e non ha riferito alcuna esplicita intenzione del governo sull’articolazione dei contratti», sottolinea una nota Cosmed. Sul confronto ha pesato tra l’altro l’incertezza sull’ammontare esatto delle risorse messe a disposizione dal Governo nella Legge di Stabilità per i rinnovi contrattuali (che dalle notizie disponibili al momento in cui andiamo in stampa sarebbero solo 200 mln).
«Aspettiamo che l’Aran chiarisca in quale direzione intende andare – sottolinea Giorgio Cavallero, segretario generale Cosmed e vicesegretario nazionale di Anaao Assomed – e su questo dobbiamo stanare il Governo. Il mondo della sanità, come la scuola, merita un contratto separato».
In occasione del varo della Riforma Madia, ricorda Cavallero, la Camera ha approvato un ordine del giorno che impegna il Governo ad avviare le opportune iniziative per sottoporre ad accordo fra Aran e sigle sindacali «la proposta di attribuire un’autonoma area contrattuale e connesso comparto alla dirigenza medica, veterinaria e sanitaria». Ma per ora si tratta solo di un ordine del giorno e non di una norma.
«Questa è una priorità – ribadisce Cavallero – anche rispetto alla questione di cortile della rappresentatività. Bisogna fare contratti coerenti con l’organizzazione di ogni comparto di lavoro. Il lavoro medico ha specificità importanti, come l’h24, le guardie, la reperibilità e una particolare flessibilità di orari. Il 25 novembre prossimo scatta il ripristino della normativa europea sul riposo minimo garantito di 11 ore continuative ogni 24. Insomma non mi sembra il caso di fare un’ammucchiata con il resto della Pa. Ospedali, uffici e parchi hanno funzioni diverse e fanno capo a normative diverse».
Per Riccardo Cassi, presidente di Cimo, la riunione all’Aran è stata un po’ un’occasione persa. «Nessuno aveva un progetto – sottolinea – e nessuno è entrato nel merito. Il Comitato di settore d’altro canto non ha dato nessun mandato nuovo all’Aran rispetto a due anni fa».
E Cassi prevede tempi lunghi, anche perché prima di sedersi al tavolo va risolto il rebus della rappresentatività. «Almeno fino a febbraio 2016 non ci saranno le condizioni per trattare».
Per ora c’è soltanto la buona volontà. «Si può solo riconoscere all’agenzia – conclude il presidente Cimo – di aver superato le rigidità della riforma Brunetta. Ma se non ci danno l’area non trattiamo». Riferisce infatti una nota Cida che il presidente Aran, Sergio Gasparrini, ha dichiarato la disponibilità dell’Agenzia «a trovare tutte le soluzioni possibili, anche innovative, nel contesto della legislazione vigente, quella stabilita dalla riforma Brunetta (decreto legislativo 150/2009), che prescrive «fino a un massimo di quattro comparti di contrattazione collettiva nazionale, cui corrispondono non più di quattro separate aree per la dirigenza». Il prossimo incontro fra dieci giorni.