Audizione CIMO


CIMO in audizione sul Ddl Prestazioni sanitarie: «Su liste d’attesa intervento apprezzabile ma non risolutivo»

 

Il sindacato: «Serve un intervento legislativo di respiro più ampio, che ripristini l’offerta sanitaria tagliata negli ultimi 20 anni»

 

Roma, 22 ottobre 2024 – «Sebbene sia apprezzabile l’intento del Governo di approcciare il problema dei tempi d’attesa per l’erogazione delle prestazioni sanitarie, occorre evidenziare con forza che senza un vero rilancio dell’offerta sanitaria ogni provvedimento risulterà un palliativo». Con queste parole Guido Quici, Presidente della CIMO, sintetizza la posizione assunta dal sindacato dei medici nel corso dell’audizione che si è svolta nel pomeriggio presso la Commissione Sanità del Senato sul disegno di legge n. 1241 “Misure di garanzia per l’erogazione delle prestazioni sanitarie e altre disposizioni in materia sanitaria”.

 

Il disegno di legge, oltre a riaffermare con forza il ruolo esclusivo del medico nella diagnosi, prognosi e terapia, introduce nuove misure volte a garantire l’accesso omogeneo ai Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) a tutti i cittadini. Tra gli strumenti previsti, sono senz’altro apprezzabili l’istituzione del Sistema Nazionale di Governo delle Liste di Attesa, utile a misurare in modo uniforme i tempi di attesa e a supportare la programmazione sanitaria, e l’Osservatorio nazionale delle liste di attesa, la cui composizione è definita in questo ddl. Tuttavia, la CIMO si ritiene rammaricata dall’assenza di rappresentanti dei professionisti sanitari da entrambi i tavoli: «Crediamo sia difficile – spiega Quici – fare a meno della funzione di sentinella di chi quotidianamente frequenta corsie e ambulatori, dove le carenze e le difficoltà si sperimentano sulla pelle dei pazienti».

 

«Per quanto riguarda le misure relative al personale – aggiunge Quici -, si ha la percezione di volere eludere il vero problema. Infatti non si prevede l’assunzione di personale a tempo indeterminato, ma si incentra la soluzione alla carenza di medici sulle prestazioni aggiuntive degli specialisti ambulatoriali e sull’offerta di contratti precari a personale sanitario e specializzandi. Anzi, si fa di più e di peggio: il 50% dei fondi stanziati dalla legge 213 del 30 dicembre 2023 per finanziare l’incremento della tariffa per le prestazioni aggiuntive dei dirigenti medici dipendenti del SSN “al fine di ridurre le liste d’attesa” viene utilizzato per pagare le prestazioni aggiuntive degli specialisti ambulatoriali interni. In questo modo si vanificano tutti gli sforzi compiuti fino ad oggi per rendere più attrattivo il lavoro negli ospedali e frenare la fuga dei medici dalla sanità pubblica, tra le reali cause delle liste d’attesa».

 

Vengono poi aumentati ulteriormente i fondi per la sanità privata accreditata, senza tuttavia adeguare il trattamento dei medici dipendenti alla quantità e alla qualità del lavoro: «Considerato che la gran parte delle strutture private accreditate non sigla contratti di lavoro per i medici dipendenti da circa 20 anni – spiega il Presidente CIMO -, al fine di porre fine all’odioso fenomeno del dumping salariale tra medici dipendenti pubblici e medici dipendenti privati, risulta indispensabile subordinare l’accesso a tali fondi alla conclusione di contratti collettivi aggiornati e adeguati alle necessità contingenti».

 

«Il sindacato CIMO – conclude Quici – ritiene che per ridurre i tempi di attesa per l’accesso ai LEA occorra un intervento legislativo organico, di carattere generale e di respiro più ampio, che porti alla soluzione delle vere cause dei tempi di attesa: la carenza di personale e di posti letto, di ambulatori e di strutture. Bisogna dunque rilanciare l’offerta sanitaria investendo nel Servizio sanitario nazionale e riformandone l’organizzazione in modo strutturale».

 

Comunicato stampa

 

Documento CIMO

 

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