Il “gioco di prestigio” di Agenas per risolvere la carenza di medici
23 DIC – Gentile Direttore,
ecco che, con un efficace gioco di prestigio, la carenza di medici è destinata a scomparire. È stato superato il tetto di spesa sul personale? Si è forse deciso di aumentare le retribuzioni dei professionisti e di approvare un contratto che migliori le condizioni del loro lavoro per frenare la fuga dal Servizio sanitario nazionale? Ci si è convinti della necessità di assumere veramente gli specializzandi e di rendere nuovamente attrattivo lavorare in ospedale? Niente affatto!
Il problema si risolve alla radice, peggiorando il metodo con cui si calcola il fabbisogno di personale, per cui per gestire ciascun reparto saranno necessari meno medici. Che dovranno svolgere le stesse attività di oggi, sia ben chiaro. La soluzione era così semplice, sotto gli occhi di tutti, incredibile che non ci abbia mai pensato nessuno.
È quello che sta facendo, ovviamente a porte chiuse, l’AGENAS, offendendo l’intelligenza dei professionisti della salute e sfidando i pazienti, che di pazienza non ne avranno più quando capiranno quel che sta accadendo al Servizio sanitario nazionale e saranno costretti a rivolgersi alle strutture private.
Senza entrare troppo nel tecnico e cercando di annoiare il meno possibile, la logica su cui si basa il documento AGENAS peggiora la già discutibile metodologia del 2017: in poche parole, il fabbisogno sarà calcolato sulla base di un complicato calcolo che lega il numero di medici e professionisti sanitari al volume di attività svolte nell’anno di riferimento, ovvero il 2019, senza tuttavia considerare la complessità clinica dell’attività ma tenendo conto esclusivamente del peso dei DRG che, di fatto, esprimono il peso economico e non clinico delle risorse assorbite per quel tipo di attività.
Se quindi, ad esempio, un reparto nel 2019 è stato chiuso per alcune settimane a causa di lavori di ristrutturazione, improvvisi accorpamenti o tagli ai posti letto, allora la riduzione del numero di ricoveri inciderà fortemente e in negativo sul calcolo del fabbisogno del personale.
Un metodo che di fatto sposa quanto previsto dal DM 70/2015 per l’organizzazione ospedaliera che, creando uno stretto rapporto tra strutture, volumi ed esiti, ha comportato una involuzione dell’assistenza.
Come dimostrato dalla Federazione CIMO-FESMED in una recente analisi, negli ultimi 10 anni tale metodologia ha determinato un drastico taglio di strutture (-111 ospedali) e posti letto (-37 mila), che a cascata ha prodotto una inevitabile riduzione dei ricoveri ordinari (-1,37 milioni) e di day hospital (-1,27 milioni). [Continua a leggere]
di Guido Quici