Programmi elettorali, ignorati problemi di medici e ospedali
Programmi elettorali, CIMO-FESMED: «Ignorati i problemi di medici e ospedali»
Negativo il giudizio del sindacato dei medici sulle proposte dei partiti per la sanità ospedaliera. Quici: «Non nascondiamo amarezza, delusione e rabbia»
Roma, 23 agosto 2022 – È evidentemente caduto nel vuoto l’appello che la Federazione CIMO-FESMED, un paio di settimane fa, aveva rivolto ai partiti e alle coalizioni in corsa per le prossime elezioni politiche. Il sindacato dei medici aveva chiesto di inserire nei programmi elettorali proposte concrete e realistiche in grado di superare i problemi del Servizio sanitario nazionale; e invece i capitoli dedicati alla tutela della salute risultano in buona parte superficiali, demagogici e talmente inconsistenti da risultare irrealizzabili. Nessun cenno alla necessità di aumentare i posti letto, i Livelli Essenziali di Assistenza (o LEA) non vengono mai citati, nessuna soluzione alla crisi dei Pronto soccorso (se non la promessa di “incentivi” da parte del Movimento 5 Stelle), qualche impegno ad abbattere le liste d’attesa ma senza prevedere soluzioni innovative che possano realmente superare un problema grave che il Paese si trascina da anni.
E sebbene sia comune l’intenzione di potenziare gli organici, lo spazio riservato a medici e ospedali è pari quasi a zero, senza alcun cenno alle condizioni di lavoro massacranti per tutto il personale sanitario.
Basta una semplice ricerca di alcune parole chiave per rendersi conto quanto la cosiddetta “questione medica” e la sanità ospedaliera siano ignorate da chi si contende il prossimo governo del Paese: la parola ospedale/ospedali è del tutto assente dai programmi di centro destra, Pd e M5S; compare invece una volta nel programma di Azione-Italia Viva (che intende “assicurare un continuum assistenziale tra casa del paziente, territorio, ospedale e viceversa”) e tre volte nel programma di Europa Verde e Sinistra Italiana (che vorrebbe superare “il vecchio modello centrato sull’attesa e sull’ospedale” e affiancare chi combatte “apparati burocratici incancreniti o complici del malaffare” come fatto all’ospedale San Giovanni Bosco di Napoli).
La parola medico/medici, d’altro canto, non compare mai nei programmi di centro destra e Movimento 5 Stelle; è presente due volte nel programma del Pd (nella premessa in cui si ricorda “l’abnegazione di tanti medici, infermieri e operatori sanitari” durante la pandemia e nella promessa di “incentivare la presenza sul territorio dei Medici di Medicina Generale e degli infermieri di comunità”); ricorre due volte nel programma di Azione-Italia Viva (che cita i “medici di laboratorio” e i “medici di Medicina generale” rispettivamente nei progetti di revisione della Medicina Generale e di contrasto alla mancata aderenza ai piani terapeutici); e infine cinque volte nel programma di Europa Verde e Sinistra Italiana (che propone il “superamento delle convenzioni nazionali dei medici di famiglia”, “l’introduzione di medici sentinella per l’ambiente” e “la piena attuazione della Legge 194 anche attraverso normative che consentano solo a personale infermieristico e medico non obiettore di partecipare ai concorsi pubblici”).
«Pensavamo che la pandemia avesse finalmente acceso i riflettori sulle criticità dell’ospedalità pubblica e che fosse finalmente giunto il momento di invertire la rotta – commenta Guido Quici, Presidente della Federazione CIMO-FESMED (cui aderiscono ANPO-ASCOTI, CIMO, CIMOP e FESMED) e Vicepresidente CIDA -. Invece era solo una momentanea illusione, scandita da elogi, riconoscimenti e applausi rimasti gesti senza conseguenze. Ne prendiamo atto, senza nascondere amarezza, delusione e rabbia».