Patto per la salute, CIMO – FESMED: «Senza una vera visione strategica. Servono risorse certe e revisione della gestione finanziaria»
Secondo la federazione sindacale guidata da Guido Quici l’incremento di 2 miliardi di euro appare del tutto insufficiente ad affrontare alcune operazioni: dall’abolizione del superticket agli incrementi contrattuali del personale dirigente sanitario
Un Patto della salute che considera solo le operazioni di gestione ordinaria e non affronta le vere criticità che hanno messo in ginocchio la sanità pubblica e a rischio l’adeguatezza delle cure per i cittadini, poiché non affronta con una visione finanziaria realistica le emergenze che da anni vengono rappresentate dal mondo dei medici. È questa, in sintesi, il commento della Federazione CIMO-FESMED all’intesa che sembra essere stata raggiunta sul testo.
«Un testo che sembra banalmente confermare per l’anno 2020 un fabbisogno di 116,474 mld di euro, già previsto nella precedente Legge di Bilancio. E che per noi fa emerge con chiarezza l’evidente squilibrio tra risorse disponibili e le autentiche necessità finanziarie per assicurare almeno al minimo gli attuali livelli di assistenza», afferma il Presidente della Federazione Guido Quici.
Di fatto, secondo CIMO-FESMED, l’incremento di 2 miliardi di euro appare del tutto insufficiente a garantire l’abolizione del superticket (60 milioni); ad affrontare gli incrementi contrattuali del personale dirigente sanitario dipendente e convenzionato; a premiare le regioni “virtuose” con valutazioni positive sui Lea (500 milioni); ad assumere personale sanitario con innalzamento del tetto di spesa al 10%, fino al 15%; ad aumentare del 2% il tetto per acquisto di prestazioni dal privato. La conseguenza più immediata è che il futuro Patto per la salute non potrà affrontare emergenze che riguardano l’assistenza ospedaliera, la specialistica ambulatoriale, il piano per le cronicità ancora una volta non finanziato, l’emergenza urgenza territoriale e 118, il piano nazionale per la prevenzione, la sanità pubblica veterinaria.
«Se il Patto 2014-16 appariva più strutturato – spiega Quici – ma reso irrealizzabile a causa della palese incongruità tra fabbisogno e previsione di spesa previsto dal DEF dell’aprile 2016 (per il 2016 era previsto un fabbisogno di 115,440 miliardi rispetto ad una previsione di spesa di 113,376 miliardi), il futuro Patto per la Salute appare forse più realistico perchè conforme al reale finanziamento del SSN ma, purtroppo, non è adeguato: manca una visione, manca un progetto, manca una prospettiva che possa davvero rilanciare il nostro servizio sanitario nazionale. Fino a quando la sanità italiana sarà considerata un costo e non una risorsa, i necessari interventi in settori nevralgici quali l’emergenza, la prevenzione e le cronicità saranno rinviati per l’ennesima volta».
«È dunque giunto il momento – aggiunge il Presidente della Federazione – di iniziare a rimodulare il fondo sanitario nazionale. Il fatto che oggi siano ricompresi in un unico “contenitore” di finanza pubblica elementi disomogenei e variabili come il costo di una siringa, il costo di una prestazione o di un farmaco, e il costo del personale impedisce oggettivamente una seria pianificazione per ciascun livello di assistenza e penalizza le aspettative dei sanitari. I quali, ad ogni rinnovo contrattuale, devono anche accertare se le regioni siano state in grado di accantonare gli incrementi contrattuali o se, viceversa, siano state costrette ad utilizzare le stesse risorse per garantire i necessari servizi sanitari».
Non è possibile pianificare le attività senza avere certezze adeguate sulle risorse destinate ai vari ambiti della sanità. Oltre alla necessità di maggiori fondi, CIMO-FESMED chiede con convinzione di mettere finalmente mano all’intero sistema di gestione del finanziamento, per consentire quella pianificazione sanitaria che oggi manca e che impedisce ogni ripresa del SSN.