Contratto medici, Cimo-Fesmed: concludere subito ma senza sottrarre risorse ai medici
“Un gioco al ribasso delle istituzioni sul futuro dei medici e del Ssn, attuando una strategia del “divide et impera” tra le professioni e modificando il contratto diminuendone significativamente la qualità e le garanzie”. Queste per la federazione Cimo-Fesmed le conseguenze della bozza di presentala al tavolo sindacale dall’Aran. Previste penalizzazioni per i medici, costretti a divenire “i principali contributori di un fondo unico e indistinto di tutta la diligenza del Ssn pubblico”, come deriverebbe dalla proposta di fusione dei fondi attualmente distinti tra quello dei medici e veterinari e quello dei sanitari non medici.
Come riporta la nota della federazione, “i medici dovrebbero contribuire al fondo unico mettendo a disposizione la propria indennità di specificità medica (che le altre professioni non hanno) e quindi ‘regalare’ circa 1 miliardo di euro a un fondo unico”.
Accettando la creazione di un fondo unico in cui far confluire la propria indennità di struttura complessa (73,8 min di euro per i medici, 4,1 min per i veterinarie 6,2mlnper i dirigenti), i medici la lascerebbero “in eredità” a luffe le categorie professionali e senza un vincolo specifico.
“Perché dovremmo accettare una camera professionale senza risorse o addirittura realizzabile attraverso un prelievo forzoso sul fondo di posizione variabile? Se un collega non avrà nessun incarico di alta specialità (visto che intendono ulteriormente ridurle e appiattire le carriere) perché deve vedere decurtata la propria voce stipendiale e vanificare il proprio incremento contrattuale’.'”, prosegue il comunicato.
Cimo-Fesmed ribadisce l’inaccettabilità di simili propose “peggiorative”, a fronte dei 10 anni passati senza rinnovo del contratto e dei 14 mesi di trattative la cui risoluzione è costituita nell’offerta della stessa parametrazione economica del comparto.
« Di fronte a simili proposte abbiamo oggi fatto un appello all’Aran e agli alni sindacati per chiudere subito la parte economica del contratto con gli aumenti previsti ma senza entrare nel merito delle proposte normative che sono assolutamente negative per le prospettive dei medici », commenta Guido Quici, presidente Cimo-Fesmed, che sottolinea la volontà di non firmare « un contratto di lavoro che farebbe finta di premiare i medici con una carriera senza risorse e che di fatto li penalizzerebbe». La richiesta mossa a Regioni e Aran è quella di «rivedere la loro proposta, anche per evitare che sempre più medici cerchino l’uscita dal sistema pubblico. Oggi i medici che lavorano nelle strutture sanitarie pretendono, ed e professionalmente e moralmente giusto, un contratto qualitativamente valido perché esasperati e stanchi di reggere un sistema sanitario al collasso, mentre ai medici più giovani dobbiamo prospettare condizioni e motivazioni dignitose per mettere a frutto le loro competenze in questo sistema e in questo Paese».