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Standard ospedalieri. Cassi (Cimo): “Bene l’approvazione del regolamento, ma si aggiorni il ruolo del medico” (Quotidiano Sanità)

Se si valutano gli esiti e la qualità delle cure per giudicare le strutture, si devono coerentemente premiare le competenze ed il merito con una nuova carriera dei professionisti, superando la riforma dirigenziale degli anni 90 che ha ormai dimostrato tutte le sue carenze.

“L’approvazione del regolamento sugli standard ospedalieri in tempi rapidi è un ottimo segnale vuol dire che quanto previsto dal Patto per la salute sta andando avanti senza ritardi. Ma se si valutano gli esiti e la qualità delle cure per giudicare le strutture, si devono coerentemente premiare le competenze ed il merito con una nuova carriera dei professionisti”.

È quanto ha affermatoRiccardo Cassi,Presidente Cimo, sul regolamento “Definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all’assistenza ospedaliera” approvato il 5 agosto in Stato Regioni.

“Il regolamento – ha dichiarato Cassi – era fermo da due anni e nel frattempo le Regioni erano andate avanti, ognuna per proprio conto, nell’applicare gli standard di posti letto per abitante e la riduzione delle strutture, previsti dalle varie leggi finanziarie. Adesso la riorganizzazione della rete ospedaliera e territoriale dovrà avvenire con riferimento a standard nazionali che non sono solo quantitativi, ma soprattutto qualitativi, strutturali e tecnologici”.

Presidente Cimo, condivide poi le affermazioni del Ministro Lorenzin che il rapporto posti letto/n. di abitanti è un parametro quantitativo superato che non coglie la complessità del sistema. E Cimo è soprattutto soddisfatta che nel regolamento siano presenti, accanto a parametri tra disciplina e bacino di utenza che già rappresentano uno standard qualitativo che evita duplicazioni, standard sui profili di attività e di esiti, nonché sia ribadito l’obbligo del risk management.

“Aver messo al centro del sistema salute la qualità e la clinical governance – ha aggiunto – rappresenta infatti una svolta epocale che comporta necessariamente una revisione dell’attuale stato giuridico del medico. Se si valutano gli esiti e la qualità delle cure per giudicare le strutture, si devono coerentemente premiare le competenze ed il merito con una nuova carriera dei professionisti, superando la riforma dirigenziale degli anni 90 che ha ormai dimostrato tutte le sue carenze”.