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Medici, nasce la Federazione Cimo-Fesmed: obiettivo unità al 2020
Dopo il primo passo del patto federativo nel 2016, nasce oggi la nuova Federazione Cimo-Fesmed, unione delle forze organizzative e di rappresentanza di Cimo, il sindacato dei medici, e della Fesmed, Federazione Sindacale Medici Dirigenti, con l’obiettivo di arrivare al 2020 uniti in un sindacato unico a mettere in comune le deleghe. Le priorità: valorizzare il medico come figura cardine del Ssn, rafforzare l’aggiornamento delle competenze degli iscritti e il miglioramento dei servizi a loro indirizzati.
Il processo di costituzione della Federazione Cimo-Fesmed si propone di avere da subito un impatto positivo sulla capacità di iniziativa e dialogo in nome dei circa 15.000 medici che compongono oggi la base degli iscritti per poi portare entro dicembre 2020 all’unità di rappresentanza sindacale in ogni contesto. Il Direttivo della Federazione nella sua prima riunione oggi nella sede di Roma, ha nominato Guido Quici Presidente della Federazione e Giuseppe Ettore Presidente vicario.
Sul tavolo i temi più caldi delle professione medica. Innanzitutto il contratto: «A noi interessa la parte normativa – chiarisce il presidente Cimo,Guido Quici – che dovrà essere necessariamente migliorativa. Non possiamo trovarci davanti a un contratto che in cambio di ciò che è dovuto chieda ai medici di cedere sul fronte dell’orario di lavoro, della qualità e della sicurezza. Noi vogliamo che l’assistenza negli ospedali migliori così come la qualità della vita di chi ci lavora. E su questo fronte il federalismo gioca a sfavore. Non si può frammentare la trattativa senza una supervisione del Governo centrale. È un percorso lungo e difficile ma dobbiamo provarci». Il secondo aspetto riguarda la libera professione: «I dati ci hanno dato ragione, in realtà sono le aziende che ci stanno guadagnando e non certo i medici. Quindi vorremmo che quei guadagni fossero utilizzati per contrastare le liste d’attesa e rinnovare il parco tecnologico. Mentre ora non abbiamo idea di come vengano impiegate queste risorse».
Un terzo aspetto di una piattaforma comune è la sicurezza del lavoro, «soprattutto rispetto al fenomeno della violenza contro il personale sanitario». E poi un’opportunità: «Vogliamo aprirci alle società scientifiche – continua Quici – che al momento per legge non hanno rappresentatività sindacale, però possono dare suggerimenti preziosi al sindacato. Se per esempio dobbiamo calcolare i fabbisogni di personale per attuare il dm 70 o i Lea, posso chiedere alla società di cardiologia di darmi indicazioni in questo senso. Anche se immaginiamo una carriera professionale, solo le società scientifiche possono effettivamente definirmi l’eccellenza. Su questo fronte Fesmed parte già con un bagaglio di esperienza. Sarebbe un modo nuovo di fare sindacato finalizzato alle competenze, all’unità e alla collaborazione».
Come attrarre nuovi iscritti? «Bisogna stare sul pezzo, studiare di più ed essere incisivi – conclude Quici – per agire sul territorio, cambiare strategia, migliorando la comunicazione con gli associati. Non interessano le grandi strategie. Il problema di un medico è che se una struttura è sotto organico, non può avere il cambio di turno. Bisogna essere semplicemente concreti».
«La Federazione costituisce una piattaforma comune – afferma dal canto suo Giuseppe Ettore – per rappresentare in maniera esclusiva e diretta i medici e impegnarsi concretamente a far fronte al declino della sanità pubblica e ai continui attacchi alla professione medica. Se le politiche dei vari governi e delle regioni hanno, non a caso, strutturato un percorso di forte e diversificato ridimensionamento della sanità pubblica, dobbiamo chiederci se le azioni delle organizzazioni sindacali siano state in questi ultimi dieci anni unitarie, adeguate ed incisive». «L’assenza di una piattaforma omogenea ed efficace e di un forte e coeso programma “politico” – sottolinea Ettore – ha contribuito a rendere sempre più fragile e vulnerabile la tutela ed il sostegno dei propri professionisti e il rapporto con le Istituzioni, avvantaggiando indirettamente il determinarsi di gravi anomalie per la dirigenza medica. Il percorso di analisi avviato da Fesmed e Cimo col “Patto Federativo” nel 2016, che porta oggi alla nascita della Federazione Cimo-Fesmed – conclude Ettore – rappresenta un cambio di rotta, un’iniziativa con forti contenuti motivazionali, un patto di comunione e di forza sostenuto da un progetto sindacale mirato a rendere sinergici i valori professionali e la tutela del medico».
Nella fase di avvio della Federazione, i soci fondatori e gli aderenti manterranno la propria autonomia patrimoniale e organizzativa, prevedendo anche settori specifici per aree professionali o per settori di studio. Fino alla prossima rilevazione delle rappresentanze le due sigle continueranno ad essere entrambe presenti e distintamente ammesse nelle trattative, ma sarà unica la loro piattaforma di proposte e identica la posizione negoziale.
di Rosanna Magnano
14 febbraio 2019
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