Medicina difensiva. La proposta della Cimo: un sistema di copertura assicurativa globale delle strutture e dei professionisti (Quotidiano Sanità)
Nel corso di un convegno a Spoleto, il sindacato dei medici ha messo in campo alcune possibili soluzioni: inserimento di un tetto alle richieste di risarcimento, creazione di compagnie di tipo mutualistico possedute da ospedali, adozione di un sistema ‘no blame’ per i risarcimenti dei pazienti.
Assicurazione obbligatoria per i liberi professionisti e per le strutture sanitarie. Questo il tema che ha animato il convegno ‘Responsabilità medica nella società che cambia’ che si è tenuto a Spoleto, presso l’auditorium della scuola allievi agenti della Polizia di Stato. Nel corso dell’iniziativa, promossa da Marco Coccetta (Cimo Umbria) è stata rilanciata una proposta di cambiamento radicale del rapporto medico-paziente.
Secondo l’analisi realizzata dalla Cimo, l’approccio utilizzato finora non garantisce affatto sicurezza delle cure per il paziente e non è più sostenibile economicamente. I costi della medicina difensiva sono stimati intorno ai 14 miliardi di euro; i medici sono stressati e non affrontano più serenamente il proprio lavoro e per di più i costi assicurativi stanno aumentano. Cimo ha quindi elaborato alcune proposte in materia:
-Creare compagnie di tipo mutualistico possedute da ospedali (o enti pubblici)
-Porre un tetto alle richieste di risarcimento
-Adottare un sistema ‘No blame’ per poter risarcire il paziente di fronte all’evento avverso senza necessariamente trovare la colpevolezza del professionista medico.
-Promuovere la prevenzione del danno, attraverso la riduzione dei rischi incrementando il sistema del risk management.
Così facendo, sottolinea Cimo, né medico né paziente dovranno ricorrere al tribunale per risolvere i loro contenziosi. I medici non dovranno sostenere costi legali ed infine, il paziente non dovrà assumere alcun legale. Lo scopo, appunto, è quello di superare le cosiddette “logiche di conflittualità” che attanagliano medici e pazienti, attori di una recita sempre più complessa e quanto mai rischiosa come quella dei contenziosi legali. Come finanziare il sistema no blame?
La risposta indicata dalla Cimo è nei dati messi a disposizione dall’Agenas nel 2013. I sinistri denunciati nel 2012 sono stati 12.000 su 10 milioni di ricoveri ed 1 miliardo di prestazioni specialistiche. I premi pagati ammontano ad 1 miliardo di euro includendo le strutture ed i professionisti. La media delle liquidazioni è inferiore ai 50.000 euro. L’85% dei sinistri è stato liquidato per gestione diretta o franchigia. Il costo della medicina difensiva è stimato tra i 10 e i 14 miliardi di euro. Appare quindi evidente, sottolinea la Cimo, che con una riduzione di quest’ultimo costo del 10% circa si libererebbero le risorse necessarie a coprire tutti i rischi ed i risarcimenti. Una riduzione dei costi della medicina difensiva anche molto più significativa del 10% necessario ad avviare un sistema di copertura assicurativa globale delle strutture e dei professionisti, sia un obiettivo relativamente facile da raggiungere se il medico si sentisse garantito e potesse così ridurre le richieste di esami inutili o addirittura dannosi.