Ospedalieri, la sentenza: aumenti possibili nonostante il blocco degli stipendi (Doctor33)
Stipendi bloccati da quattro anni, sì, per medici ospedalieri e dipendenti della pubblica amministrazione: ma le cose cambiano se c’è il merito, e se al medico vengono attribuiti più incarichi e se tali attribuzioni sono attestate dalle verifiche periodiche previste da contratto. Lo prevede una sentenza pronunciata dal giudice ordinario di Perugia – la seconda in un anno – a favore di un iscritto Cimo che aveva ricorso contro l’Asl perché si era visto negare il passo avanti in carriera a causa del blocco stipendiale. «In genere, nelle stesse regioni tale interpretazione restrittiva è minoritaria – afferma Riccardo Cassi presidente Cimo – ma purtroppo è applicata da singole Asl e aziende ospedaliere a macchia di leopardo. Tutto nasce dal decreto legge 78 convertito in legge 122 del 2010, lo stesso da cui si origina l’attuale blocco degli stipendi dei medici dipendenti e convenzionati. La legge 122 ha bloccato anche i trattamenti individuali percepiti e gli incrementi automatici: la carriera del medico dipendente si è cristallizzata dal punto di vista economico. Per quanto riguarda le promozioni e i conseguenti scatti, invece, il contratto “soccorre” prevedendo una verifica tecnico-professionale al compimento dei cinque anni di servizio: se l’esito è positivo va riconosciuto che il medico ha conseguito competenze idonee per passare a responsabilità superiori, con i relativi incrementi, cioè indennità di esclusività e indennità d’incarico».
«La prima indennità – riprende Cassi – è fissata dal contratto, la seconda è diversa da un’azienda all’altra e varia in base alla tipologia di incarico ed ai fondi aziendali che sostengono questi incrementi. Questi fondi non sono più alimentati dal 2010 e per giunta si riducono per ogni medico che si pensiona senza essere sostituito, ma ci sono. Ed è da essi che bisogna attingere per riconoscere gli aumenti al medico promosso, e non dall’ipotesi di gravare su altre risorse del servizio sanitario, che tanto dispiace alle Asl ma non è prevista da nessuna parte». Le sentenze dei giudici si dividono, ma a Perugia per due volte, a Brescia e a Torino i magistrati hanno dato ragione ai medici. Il giudice perugino in particolare ha ritenuto che basti l’aumento del numero degli incarichi affidati a garantire l’esclusione dal blocco degli aumenti. Nel caso in questione il medico aveva maturato e superato i fatidici cinque anni di servizio, fattore che lo ha aiutato. «Cimo – conclude Cassi – ora auspica un’analoga risoluzione di contenziosi simili nelle altre regioni».
di Mauro Miserendino