Covid. Cimo-Fesmed: “Rapporto Cida-Censis certifica ‘tesoretto’ reputazionale dei medici”
Secondo lo studio, infatti, l’87% dei cittadini ha elevata fiducia nei medici per le loro competenze e professionalità, per il 74,2% non dovrebbero essere obbligati a dedicare troppo tempo ad aspetti burocratici e per il 91,4% deve essere ben conservato il rapporto diretto medico-paziente. Il presidente Guido Quici: “L’analisi rimette finalmente in chiaro quale sia l’inestimabile ‘valore aggiunto’ che quotidianamente, e non solo durante la pandemia, il medico del Ssn rappresenta nel Paese”.
22 APR – L’alto livello di fiducia dei cittadini verso i medici e la necessità di rimettere la loro professionalità al centro della nuova sanità post-Covid vengono certificati dallo studio Cida-Censis, con numeri lampanti, che dimostrano quale “tesoro reputazionale” rappresentino i medici all’interno della PA e quale valore possano esprimere per la società se liberati da sovraccarichi burocratici e dalla “aggressione continua” alla loro competenza professionale.
Con queste parole il Presidente di Cimo-Fesmed Guido Quici commenta le conclusioni in tema di sanità pubblica del rapporto “Il valore dei manager per tornare a crescere nel benessere. Perché con più manager la PA sarebbe subito pronta per la buona gestione dei fondi NGEU e non solo” presentato oggi in occasione dell’assemblea annuale della Confederazione Italiana dei Dirigenti e delle Alte Professionalità.
Secondo lo studio, infatti, l’87% dei cittadini ha elevata fiducia nei medici per le loro competenze e professionalità, per il 74,2% non dovrebbero essere obbligati a dedicare troppo tempo ad aspetti burocratici e per il 91,4% deve essere ben conservato il rapporto diretto medico-paziente. Ma a fronte dell’alta reputazione e del valore sociale riconosciuto ai medici, negli anni ha fatto eco un basso riconoscimento sul fronte delle retribuzioni, più basse rispetto ai colleghi di altri Paesi europei; oltre a una serie di evidenze che negli ultimi decenni hanno continuato a negare il valore sociale dei medici nel Servizio Sanitario.
E, come conclude l’analisi della Confederazione e del Censis, “Il Servizio sanitario è l’emblema del pubblico fragilizzato e ora gli italiani si attendono che i medici, veri garanti del primato della salute, si vedano riconosciuta una nuova centralità, affinché mai più nel Servizio Sanitario prevalgano logiche ragionieristiche o extra sanitarie. La professione medica è ad alto valore sociale ed è urgente dare a questo piena espressione anche nel Servizio sanitario, riconoscendo ai gli opportuni ruoli direttivi e relativi riconoscimenti economici”.
“Probabilmente i cittadini – rispondendo a una indagine di alto profilo – vedono più lucidamente della politica cosa sia necessario e in quale direzione andare per una ripresa che passi attraverso la valorizzazione delle competenze e capacità specifiche”, aggiunge Guido Quici.
“L’analisi del Censis rimette finalmente in chiaro quale sia il “capitale”, l’inestimabile “valore aggiunto” che quotidianamente, e non solo durante la pandemia, il medico del Ssn rappresenta nel Paese. In particolare, è necessario ricordare che le competenze non solo non si improvvisano ma che dare loro il giusto spazio e il giusto riconoscimento non può che fare da traino alla crescita e a corretti investimenti di risorse europee, di cui la sanità deve rappresentare un capitolo imprescindibile per la coesione sociale e il benessere. Un ragionamento ben diverso da quello cui abbiamo assistito nelle decisioni più recenti, non ultima quella di attribuire ad altre professioni capacità e mansioni che sono proprie dei medici, senza peraltro tener conto dei rischi per la salute dei pazienti. La conferma della linea da seguire è nell’altissima percentuale di cittadini che richiedono di conservare il rapporto diretto tra medico e paziente”, conclude il Presidente di Cimo-Fesmed.
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