Più compiti agli specializzandi per smaltire le liste d’attesa. CIMO-Fesmed: «È sfruttamento per legge»
Il sindacato si schiera contro il DL Agosto che aumenta il carico di responsabilità dei medici agli ultimi anni della scuola di specializzazione: «Norma-toppa scandalosa»
«Sfruttamento e aumento del carico di lavoro senza riconoscimenti e tutele: nelle pieghe del DL Agosto il governo sta ulteriormente aggravando la situazione dei medici specializzandi e li carica di ulteriori compiti senza alcun riconoscimento economico o tutela, come “brillante” escamotage per superare il problema delle liste di attesa». CIMO-Fesmed si affianca così al “non ci sto” dei medici specializzandi contro una norma che il sindacato dei medici ospedalieri giudica «scandalosa» per più ragioni: etiche, economiche, giuslavorative, professionali. «E che dimostra ancora una volta l’incapacità della politica di affrontare la soluzione dei problemi della sanità in modo sistemico anziché con interventi tampone, per di più iniqui», il commento del sindacato.
«CIMO-Fesmed – continua la nota – concorda dunque con le critiche di Federspecializzandi alla norma, non solo perché sono stati gli unici a non essere stati inclusi nel “premio Covid” pur essendosi impegnati al pari degli altri sanitari, ma anche perché ora, per tentare l’abbattimento delle liste d’attesa, viene loro chiesto un aumento delle attività e un incremento delle responsabilità professionali senza alcun riconoscimento economico o di altro tipo, elementi che si aggiungono alle condizioni già scarsamente tutelate di questa categoria».
«Non possiamo che essere esasperati – commenta il presidente di CIMO-Fesmed Guido Quici – per il continuo stillicidio di peggioramenti per le condizioni lavorative di tutte le categorie dei medici, che non solo arrivano come conseguenza di decenni di cattiva programmazione e spreco, ma addirittura “ex lege” e dopo un periodo in cui la dedizione totale oltre che il ruolo fondamentale dei sanitari per il sistema paese sono stati più che evidenti. Una norma che sfrutta oltre i loro compiti e a costo zero i colleghi specializzandi non solo aggrava la loro vita lavorativa, ma appare un atto miope o forse disperato per non saper più come affrontare la problematica delle liste di attesa», aggiunge Quici.
«La questione dei lunghi tempi di attesa per le visite ospedaliere – spiega il sindacato, che da tempo denuncia il problema – nasce dalla mancanza di personale con le specializzazioni necessarie ai fabbisogni, che a sua volta risale al fatto che non si è voluto programmare un cambio generazionale nella professione; a questo si aggiunge la cattiva organizzazione delle aziende ospedaliere, che mirano ad una gestione di mero “efficientamento economico”, con i risultati che sono semplici da riscontrare: a partire dalla migrazione dei giovani medici verso l’estero alla deriva dei servizi verso una sanità “esterna” al SSN, con costi incalcolabili per i cittadini. Ma non è più il tempo delle “toppe” al sistema. Se non si è capaci di gratitudine verso i medici, almeno si richiede una minima capacità di visione per il futuro della salute pubblica e seri investimenti strutturali».