Pensioni d’oro, Di Maio alla Lega: “No al ricalcolo? Se qualcuno non vuole attuare il contratto, lo dica”
Il vicepremier ha risposto alla proposta di Alberto Brambilla, economista e consigliere di Matteo Salvini, secondo cui è sbagliato tagliare le pensioni superiori ai 4mila euro e sarebbe meglio chiedere agli italiani un contributo straordinario di solidarietà di tre anni per sostenere la non autosufficienza e l’occupazione di giovani, over 50 e donne
di F. Q. | 29 agosto 2018
Un contributo straordinario di solidarietà al posto del ricalcolo delle cosiddette “pensioni d’oro“. La proposta di Alberto Brambilla, economista e consigliere del segretario della Lega Matteo Salvini agita le acque nel governo. Alla proposta avanzata da Itinerari previdenziali in uno studio pubblicato da La Repubblica ha risposto nel pomeriggio il vicepremier del M5s Luigi Di Maio: “Se qualcuno vuol dire che il contratto non si deve attuare lo dica chiaramente, altrimenti si va avanti.
Secondo Brambilla, autore dello studio, il ricalcolo contributivo delle pensioni superiori ai 4mila euro, 80mila euro lordi annui, contenuto nella proposta di legge depositata alla Camera il 6 agosto dai capogruppo di Lega e 5 Stelle Molinari e D’Uva, non è la strada migliore. Meglio, spiega il consigliere leghista, chiedere agli italiani un contributo straordinario di solidarietà di tre anni per sostenere la non autosufficienza e l’occupazione di giovani, over 50 e donne.
La posizione del documento è fortemente critica nei confronti del taglio, che andrebbe a incidere soprattutto sugli assegni di anzianità di chi ha versato i contributi per 40 anni e oltre: nel testo si sottolinea come il 70% dei tagli cadrebbe nel Nord Italia. “Questo potrebbe causare qualche problema all’elettorato della Lega“, si legge. Bocciata, di conseguenza, l’idea grillina di utilizzare i gettito proveniente dalle decurtazioni per finanziare il la “pensione di cittadinanza” da 780 euro al mese. Non solo: la soluzione prospettata nella proposta di legge anziché “smontare la Fornero” la rafforzerebbe “in peggio aumentandone la rigidità“.
“Non voglio entrare in uno scontro”, ha replicato nel primo pomeriggio Di Maio in conferenza stampa nel corso della sua visita in Egitto, ma nel contratto di governo “abbiamo scritto che vogliamo tagliare le pensioni d’oro: se qualcuno vuol dire che il contratto non si deve attuare lo dica chiaramente, altrimenti si va avanti”. “Sia chiaro – ha aggiunto – che agiamo su persone che prendono dai 4 mila euro netti in su, se non hanno versato i contributi” relativi agli assegni eppure, osserva Di Maio, “si stanno trattando queste persone come disperati che adesso dobbiamo andare a salvare”.
Il primo commento dalla sponda leghista dell’esecutivo arriva da Claudio Borghi: “Non mi risulta ci sia nessuno contrario a taglio delle pensioni da 5mila euro, come previsto dal contratto di governo”, ha detto il presidente della Commissione Bilancio della Camera. “Sulle pensioni la posizione mi risulta essere sempre la stessa: per i trattamenti sopra i 5mila e non coperti da contributi l’obiettivo è riportarli al montante contributivo, come previsto”. “Smentisco chi parla di tassazione a partire dai 2mila euro, come sostiene Brambilla: è una cosa che non è prevista da nessuna parte”, prosegue Borghi. Che poi precisa: “Brambilla è un esperto che ascoltiamo con piacere ma non ha alcun ruolo interno alla Lega, tantomeno al governo: sul tema delle pensioni d’oro non c’è alcuna polemica con M5s. Vale quanto stabilito nel contratto di governo”.
In ogni caso, aggiunge in terza battuta Borghi, “la proposta di legge presentata alla Camera, sottoscritta dai capigruppo Lega e M5s, è ovviamente modificabile in Parlamento in modo trasparente”. “Ad esempio credo si possa correggere il tetto passando dall’intervento dai 4mila euro ai 5mila, come previsto dal contratto. Inoltre – conclude Borghi – credo si debba rimodulare le modalità dell’intervento sulle pensioni di chi ha versato i contributi corrispondenti”.