Pensioni d’oro, Cimo: nessun taglio per chi ha versato i giusti contributi
Cimo ribadisce il proprio no a qualsiasi modifica che comporti un arretramento delle pensioni dei medici guadagnate in modo trasparente e legale.
Il sindacato dei medici Cimo ha ribadito il proprio no a qualsiasi modifica che comporti un arretramento delle pensioni dei medici guadagnate in modo trasparente e legale. Il sindacato tende opporsi nettamente alle ipotesi messe in campo dal governo sulle pensioni d’oro ed ha promesso una difesa dei diritti dei medici pensionati, insieme ai i dirigenti del settore pubblico e privato, in tutte le sedi legali, politiche e istituzionali. A dirlo in una nota è Massimiliano Bucari, coordinatore nazionale Cimo Pensionati.
Massimuliano Bucari, ha sostenuto che le proposte sostenute dai membri del governo sono una vera e propria aggressione alla dignità e ai diritti di medici, professionisti, dirigenti pubblici e privati che nelle loro carriere lavorative hanno pagato correttamente ed in base alle leggi vigenti tutti i contributi richiesti per costruire la loro attuale pensione.
“Che lo Stato si faccia carico, a nome della collettività, di aiutare le fasce più deboli è importante e rappresenta anche una presa di coscienza della complessità della vita odierna, che richiede un adeguamento delle pensioni più deboli – ha dichiarato Guido Quici, Presidente Nazionale Cimo -. Ma tale miglioramento non può essere fatto colpendo chi ha versato congruamente e creando incertezze sul futuro di chi ha una storia professionale riconosciuta e riconoscibile come quella dei nostri medici. Vogliamo ancora credere che lo Stato di diritto sia un pilastro irrinunciabile della vera democrazia, di quella organizzata e non di quella della Fattoria di orwelliana memoria”, ha concluso Quici.
Il sindacato dei medici Cimo è convinto che qualunque tipo di intervento che possa essere considerato dal Governo in carica per recuperare risorse sulle pensioni, si configurerà di fatto come una nuova tassa, per di più iniqua e incostituzionale.
E la Cimo sostiene, che se il taglio riguarderà le pensioni superiori ai 4 mila euro, non è escluso che tale limite possa scendere ancora alla prima occasione elettorale, abbattendosi così su milioni di pensionati ‘colpevoli’ di aver avuto un assegno secondo le leggi dello Stato, calcolato con il metodo retributivo o misto.
Mirzia Palmieri – 18 luglio 2018
RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright KNEWS.IT