SANITA: CIMO-CIDA, SU LISTE DI ATTESA NO A DEMAGOGIA
SANITA’: CIMO-CIDA, SU EMERGENZA PERSONALE MEDICO E LISTE DI ATTESA NO A INUTILE DEMAGOGIA
Roma, 22 giugno 2018 –L’insediamento di ministro e sottosegretari al ministero della Salute e il completamento delle Commissioni competenti di Camera e Senato, consentono finalmente di affrontare le questioni più urgenti; in particolare sono da segnalare due problemi di assoluta importanza: le lunghe liste d’attesa e la grave carenza di personale medico nelle strutture ospedaliere. Lo ha dichiarato Guido Quici, presidente di CIMO-CIDA, il sindacato dei medici ospedalieri. “Si tratta di problemi strettamente connessi tra loro e che a ben vedere testimoniano le carenze strutturali della nostra sanità. Eppure certa demagogia continua a far credere che per risolvere il nodo dei tempi di attesa si debba semplicemente sospendere l’attività di libera professione dei medici. Riteniamo fondamentale chiarire alcuni punti, soprattutto ai politici o opinion makers che non sono medici e quindi meno addentro alle concrete problematiche della sanità. Con la premessa, da considerarsi scontata, che eventuali abusi da parte di singoli individui sul meccanismo delle liste d’attesa a proprio vantaggio deve essere fermamente condannato e sanzionato.
“Innanzitutto – prosegue Quici – sottolineiamo l’evidente carenza di medici come, ad esempio, gli anestesisti (cui è legata la programmazione delle attività delle sale operatorie); la carenza degli specialisti, che rende impossibile l’erogazione delle prestazioni ambulatoriali essendo gli stessi, nel proprio orario di lavoro, prioritariamente impegnati a garantire l’assistenza ai degenti e la turnazione. Aggiungiamo a questo il problema di dotazioni tecnologiche spesso vetuste o guaste o in manutenzione (come MOC, mammografo, ecografo) e soprattutto problemi organizzativi e burocratici nella quotidiana gestione delle strutture sanitarie.
“Ma la vera demagogia – per il presidente di CIMO-CIDA – è nel voler nascondere che l’offerta sanitaria è, per mancanza di adeguati finanziamenti, ormai nettamente inferiore alla domanda e che i medici a stento riescono a surrogare queste carenze strutturali lavorando negli ospedali oltre il dovuto e avendo scarse possibilità di usufruire delle proprie ferie. È quindi difficile immaginare come si possa risolvere la questione dei tempi di attesa eliminando la libera professione. È certo più facile che un blocco della libera professione possa determinare un ulteriore allungamento dei tempi di attesa nelle visite ospedaliere.
“Un effetto boomerang a scapito dei cittadini, la cui reale rappresentazione viene offuscata da una demagogia che avrà però, come noto, le gambe corte. Un contesto che fa rimpiangere soluzioni adottate in passato come il “plus orario”, una forma di incentivazione che, con alcuni dovuti accorgimenti, potrebbe essere considerata e recuperata per affrontare la situazione”, conclude Quici.