RASSEGNA STAMPA Sanità24 – Il Sole 24 ORE
Cimo: bassi investimenti in prevenzione e cattiva gestione su assistenza territoriale
Aumentano le disparità tra Nord e Sud nell’accesso alle cure del sistema sanitario e nelle aspettative di vita perché si investe ancora troppo poco in prevenzione e si utilizzano male le risorse del SSN destinate all’assistenza territoriale, sulle quali è necessario applicare chiari standard e trasparenza. È questo il primo commento di Cimo, il sindacato dei medici, per spiegare la fotografia del Paese in termini di Salute resa nota oggi dal rapporto Osservasalute 2017.
«La politica di questi anni, fatta di tagli lineari, è riuscita a non incrementare le risorse per la prevenzione, a standardizzare le attività ospedaliere riducendo ai minimi la dotazione dei posti letto per i pazienti acuti ma non è stata in grado di adottare politiche di assistenza sul territorio ed a favore dei pazienti cronici – sottolinea Guido Quici, presidente Cimo -.
Eppure, negli ultimi anni il finanziamento dei Lea è stato progressivamente spostato dall’assistenza ospedaliera a quella territoriale nella misura del 10% circa (circa 11 miliardi/anno). È dunque evidente che le differenti politiche regionali e, soprattutto, l’assenza di una standardizzazione delle attività sanitarie anche per il territorio hanno, di fatto, accentuato le disparità tra i cittadini in termini di accesso alle cure e aspettative di vita».
Nonostante il tasso di mortalità precoce per le patologie croniche sia diminuito del 20% negli ultimi 12 anni, aumentano le disparità tra i cittadini del Nord e Sud. In modo analogo l’aumento delle multicronicità e degli ultra 75anni con limitazioni fisiche e problemi di autosufficienza. Inoltre, sottolinea Cimo, continuano ad aumentare le differenze geografiche in termini di accesso alle cure ed in particolare nell’incremento esponenziale dell’out of pocket, nella parziale copertura per le prestazioni ambulatoriali e nell’assistenza di lungo termine (Long Term Care-LTC) nelle strutture residenziali.
In un Paese che invecchia, che nell’ultimo decennio ha registrato un incremento del 25% della popolazione over 75 ed un contestuale incremento del 45,7% dei soggetti in cattiva salute, che presenta condizioni di disparità tra ceti (tanto che il 5° quintile, il più ricco, ha condizioni di salute significativamente migliori rispetto agli altri ed il 3° e 4° quintile, il ceto medio) occorre accelerare sulle cure primarie, potenziare l’assistenza domiciliare residenziale e semiresidenziale, implementare in ambito distrettuale nuovi standard organizzativi per riorientare la costituzione di rete assistenziali a baricentro territoriale e rendere finalmente operativo il Piano nazionale delle cronicità, oggi solo teorico per la mancanza di risorse.
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