RASSEGNA STAMPA
Ricercatori Ssn: Cimo dice No a chi vuole bloccare il futuro della ricerca biomedica italiana
Cimo come sindacato medico dice NO all’appiattimento della carriera ed alla proposta, presentata ieri mattina, di inquadramento dei ricercatori medici italiani, che è uscita in questi giorni. «Non possiamo sostenere chi vuole bloccare la carriera della ricerca biomedica italiana – spiega Guido Quici, Presidente Cimo – e non possiamo dire di si a chi vuole inquadrare contrattualmente ricercatori super specializzati ad un livello di ingresso nell’area del Comparto e non della Dirigenza. Prendiamo atto del lavoro svolto, in questi anni, dal Ministro della salute Lorenzin e dal suo staff di tecnici, un lavoro di qualità finalizzato, non solo, alla stabilizzazione del personale di ricerca precario del Ssn, ma anche alla predisposizione di un impianto strutturale dove, finalmente, la meritocrazia avrebbe potuto rappresentare la vera base di un percorso di carriera adeguato alle capacità e conoscenze scientifiche dei professionisti. Questo modello poteva rappresentare per il nostro Paese e per il campo della ricerca biomedica, una grande opportunità ma evidentemente – continua Quici – si è troppo concentrati in altre faccende, si è troppo concentrati su chi entra nel nostro Paese e NON su chi esce, si è troppo concentrati sulla finanza e non sul futuro ai nostri giovani”. “La cifra necessaria a dare un nuovo futuro ai ricercatori italiani” sottolinea la Cimo “era davvero minimale (oggi la spesa è di 81 milioni) ma, il Mef intende finanziare solo 20 milioni e le regioni dichiarano di non avere risorse disponibili. Questo significa eliminare il sistema piramidale e continuare a sostenere le condizioni di precarietà della ricerca biomedica. Ne Mef e ne regioni credono nello sviluppo del nostro Paese ed un esempio concreto ci è dato, ad esempio, dalla spesa per la formazione del personale dipendente del Ssn che, tra il 2010 ed il 2015 è diminuita di 39,75 milioni. Risparmi strutturali? Certo!! Cimo, quindi, respinge al mittente la proposta di appiattimento della carriera dei ricercatori e la dilazione del problema di un decennio senza alcuna soluzione. Si blocca il futuro di chi lavora per il nostro futuro. Chi vuol far saltare la piramide dei ricercatori se ne assuma in pieno le proprie responsabilità, in fondo tra il “quasi nulla del domani” ed il “nulla di ora” non cambia molto”.