RASSEGNA STAMPA
Contratto ricercatori. Cimo dopo incontro con ministero della Salute: “La nuova proposta di inquadramento è inaccettabile”
“No a chi vuole bloccare il futuro della ricerca biomedica italiana”. È chiara la posizione con cui Cimo respinge al mittente “la proposta, presentata questa mattina, di inquadramento dei ricercatori medici italiani”. Per il Sindacato produrrebbe “un appiattimento della carriera dei ricercatori e il problema sarebbe solo rimandato di un decennio, senza alcuna soluzione”.
20 NOV – “Non possiamo sostenere chi vuole bloccare la carriera della ricerca biomedica italiana e non possiamo dire di si a chi vuole inquadrare contrattualmente ricercatori super specializzati ad un livello di ingresso nell’area del Comparto e non della Dirigenza”. Queste le parole con cui, Guido Quici, presidente Cimo, spiega la posizione del Sindacato dei Medici Italiani sulla proposta di inquadramento dei ricercatori medici italiani.
Cimo dice “no all’appiattimento della carriera. Prendiamo atto – ha aggiunto il Sindacato – del lavoro svolto, in questi anni, dal Ministro della salute Lorenzin e dal suo staff di tecnici, un lavoro di qualità finalizzato, non solo, alla stabilizzazione del personale di ricerca precario del Ssn, ma anche alla predisposizione di un impianto strutturale dove, finalmente, la meritocrazia avrebbe potuto rappresentare la vera base di un percorso di carriera adeguato alle capacità e conoscenze scientifiche dei professionisti”.
Per il presidente Quici “questo modello poteva rappresentare per il nostro Paese e per il campo della ricerca biomedica, una grande opportunità ma evidentemente si è troppo concentrati in altre faccende, si è troppo concentrati su chi entra nel nostro Paese e Non su chi esce, si è troppo concentrati sulla finanza e non sul futuro ai nostri giovani”.
Per il Sindacato dei Medici “la cifra necessaria a dare un nuovo futuro ai ricercatori italiani era davvero minimale – oggi la spesa è di 81 milioni – ma, intanto, il Mef – ha sottolineato Cimo intende finanziare solo 20 milioni e le regioni dichiarano di non avere risorse disponibili. Questo significa eliminare il sistema piramidale e continuare a sostenere le condizioni di precarietà della ricerca biomedica”.
“Né Mef, né regioni credono nello sviluppo del nostro Paese ed un esempio concreto ci è dato, ad esempio, dalla spesa per la formazione del personale dipendente del Ssn che, tra il 2010 ed il 2015 è diminuita di 39,75 milioni. Risparmi strutturali? – ha chiesto il Sindacato – Certo” ha continuato Cimo, rispondendo al suo stesso quesito.
Cimo, quindi, respinge al mittente “la proposta di appiattimento della carriera dei ricercatori e la dilazione del problema di un decennio senza alcuna soluzione. Si blocca il futuro di chi lavora per il nostro futuro. Chi vuol far saltare la piramide dei ricercatori se ne assuma in pieno le proprie responsabilità, in fondo tra il quasi nulla del domani ed il nulla di ora – ha concluso il Sindacato – non cambia molto”.
20 novembre 2017