RASSEGNA STAMPA
Libera professione intramoenia tra tafazzismo e malafede
Gentile Direttore,
che il tafazzismo* sia una cosa seria lo dimostra anche il fatto che il termine sia entrato anche nel mondo scientifico. La tafazzina è stata isolata nel 1996 dalla genetista Silvia Bione e collaboratori dopo un lavoro tanto lungo ed intenso da essere considerato espressione di masochismo irrefrenabile.
E’ una proteina umana il cui gene TAZ è sito sul braccio lungo del cromosoma X locus 28 e fino ad oggi si pensava che provocasse una miopatia chiamata sindrome di Barth. In realtà pare essere comparsa in forma epidemica (sembrava impossibile) anche tra alcuni politici ed amministratori venuti a contatto con il problema della libera professione intramoenia.
Continuiamo a sentire le cose più assurde la più ricorrente delle quali sembra essere quella che consentire ai medici lo svolgimento della libera professione provochi un aumento delle liste d’attesa. Non è affatto vero. Al di fuori di casi particolari individuali che laddove siano evidenziati devono essere severamente sanzionati non vi è alcun rapporto tra libera professione e liste d’attesa.
Queste sono principalmente dovute alla progressiva riduzione del personale, al fatto che non si procede celermente ad una revisione della rete ospedaliera costringendo molti colleghi a spendere la maggior parte del loro tempo in attività di guardia attiva o di reperibilità, a carenze organizzative ed a richieste inappropriate in alcuni casi alimentate dal sistema di retribuzione a prestazione.
Se poi ci si chiede perché i tempi di attesa per le prestazioni in libera professione siano inferiori basta guardare ai numeri. Le ore dedicate alla libera professione sono il 15% di quelle dedicate all’attività istituzionale ed il numero di letti dedicati ad essa dedicati è il 2,3%del totale (indagine conoscitiva del Senato 2006) e questo indica che la richiesta è nettamente inferiore a quella per le prestazioni erogate in regime SSN come ovvio.
Cerchiamo di individuare invece quali siano i vantaggi indotti dalla libera professione non solo per i medici ma per i cittadini: 1) trattenere all’interno del SSN professionisti validi che siano quindi anche al servizio del “pubblico” 2)non costringere i pazienti a rivolgersi direttamente alle strutture private o alle aggregazioni che offrono pacchetti sanitari a basso costo con le conseguenze, in termini di esiti di salute che si possono immaginare ed anche in termini di risparmio. Molte volte infatti le prestazioni devono essere ripetute perché non affidabili 3) maggiore utilizzo delle tecnologie e più rapido ammortamento delle stesse 4) con le risorse aggiuntive potrebbero essere sostituite tecnologie obsolete ed assunto nuovo personale 5) reindirizzare ed aggregare la spesa “out of pocket” che oramai supera i 33 miliardi di euro.
Ora la maggior parte di questa spesa è gestita direttamente dal cittadino e solo in piccola parte intermediata da associazioni mutualistiche ed enti “no profit” e da assicurazioni private. Questo frazionamento non indirizzato della spesa è un danno anche per il sistema che potrebbe invece trovare risorse fresche per migliorare anche l’offerta di base.
Basterebbe promuovere da parte degli ospedali l’offerta di pacchetti di prestazioni incluse quelle non ricomprese nei LEA o nelle prestazioni erogate dal SSN con sicuramente una garanzia maggiore di quella offerta da altre strutture private che come era facile immaginare hanno individuato nella sempre crescente spesa “out of pocket” la possibilità di un business milionario a volte senza fornire sufficienti garanzie di qualità delle prestazioni.
*Dal vocabolario Treccani: tafazzismo s. m. (iron.) Il masochismo tipico di Tafazzi, personaggio televisivo interpretato da Giacomo Poretti, componente del trio Aldo, Giovanni e Giacomo, comparso per la prima volta nella trasmissione «Mai dire Gol» nel 1995.
Sergio Barbieri
Vicepresidente CIMO