Il mio 25 aprile in ospedale. Un turno di ordinaria follia (Quotidiano Sanità)
Gentile direttore,
vorrei raccontarle un turno di ordinaria follia in un reparto di medicina interna, dopo la festa del 25 Aprile, passato a visitare i 14 pazienti “appoggiati fuori reparto”…chirurgia, ortopedia, week surgery, gastroenterolologia, oncologia. Parti dal reparto che nemmeno sai con precisione quanti siano e dove siano perché un sistema informatizzato che gestisce i posti letto non esiste e i nomi dei pazienti sono segnati con il pennarello in una lavagna magnetica appesa al muro nella medicheria della medicina.
Decidi di iniziare dal reparto più lontano, la chirurgia, e non ti resta che cercare un’altra lavagna magnetica per vedere se i nomi corrispondono, in che camera si trovano e cercare le cartelle cliniche, se così si possono ancora chiamare; scopri che il fodero della cartella di cartoncino pesante che dovrebbe raccogliere la documentazione clinica del paziente, affinché nulla vada perso, “non è momentaneamente disponibile” perché non ancora rifornito dal magazzino. Ci si arrangia e si fotocopia in formato A3, su carta leggera, l’ultimo rimasto, così da riporci all’interno, ma senza possibilità di fissarli, i fogli di diario clinico, dell’anamnesi, dell’esame obiettivo, degli esami di laboratorio, dei referti degli esami strumentali.
Provi a cercare un infermiere, per sapere i parametri vitali e visitare insieme a lui i tuoi pazienti e verifichi come stia già interagendo con un altro collega, di un altro reparto, che ha pure lui i suoi pazienti in appoggio, mentre in contemporanea, risponde al telefono o da indicazione al portantino su quale paziente condurre in sala operatoria per l’intervento.
Allora ti organizzi e decidi di fare da sola, una foto con il cellulare alle grafiche della curva termica, dove sono annotati i parametri vitali dei pazienti, le prime 5 cartelle cliniche sotto il braccio e nella mano il computer portatile, sempre se riesci a trovarne uno libero e se quello che trovi è carico… sennò non ti resta che visitate il paziente nella camera per poi uscirne, cercare un computer fisso, verificare la terapia in atto e vedere gli esami laboratoristici della mattina.
Scopri che alcuni pazienti sono molto anziani e ti rendi conto che non avrebbero avuto necessità di un ricovero ospedaliero urgente, se esistessero risposte adeguate sul territorio anche nei giorni festivi o pre-festivi; un’altro è stato trasferito in medicina senza che nessuno della medicina lo sapesse; la maggior parte comunque sono ricoveri appropriati che quindi necessitano di approfondimento diagnostico/terapeutico: perciò compili richieste, verifichi esami e modifichi terapie, continuando ad approfondire l’anamnesi con i familiari, rivisitando il paziente “da capo a piedi” per inquadrare bene il caso clinico e fare in modo che l’indomani, il collega che farà “il giro degli appoggi”, incontri meno difficoltà di quelle che hai incontrato tu.
E arrivi alle 13.30 a vedere i 3 pazienti che avevi deciso di lasciare per ultimi: perché contigui alle stanze della medicina interna e perché due su tre già li conoscevi dal sabato precedente.
Inizi da quello nuovo e non fai in tempo a scoprire che ha una TVP massiva con embolia polmonare, che l’infermiera entra nella medicheria dicendoti che il paziente è su tutte le furie perché il medico non lo ha ancora visitato e ieri nemmeno è passato il giro visita perché era giornata festiva…
Ho accolto il suo sfogo, tutta la sua rabbia contro di me e contro l’infermiera, e infine il suo pianto liberatorio.
Sono state le sue parole che mi hanno dato la forza di scrivere al giornale da lei diretto…”io non ce l’ho con lei dottoressa so che è il sistema e la politica che non funzionano, ma voi medici che fate? Non potete continuare a stare in silenzio!”.
Noi medici ci siamo sempre stati e sempre ci saremo e accanto a noi il personale sanitario.
Noi medici a livello nazionale abbiamo denunciato i tagli lineari che hanno messo a dura prova la tenuta del sistema sanitario ed i tagli di posti letto per acuti, personale medico e infermieristico, senza la necessaria ristrutturazione dell’offerta di assistenza nel territorio.
Noi medici a livello regionale abbiamo denunciato la cronica carenza di posti letto ospedalieri che in Umbria sono al di sotto dello standard nazionale di 3.7 per mille abitanti.
Noi medici a livello aziendale abbiamo denunciato i rischi connessi con l’attuale modello organizzativo che prevede, nei giorni festivi, 1 medico di area medica per 60 posti letto la mattina e per 100 posti letto nel pomeriggio e di notte; abbiamo proposto modelli lavorativi alternativi ma ci siamo sentiti rispondere che la congiuntura economica non permette un modello migliore dell’attuale.
Ma poiché l’emergenza sanitaria degli ultimi anni non accenna a finire, cerchiamo di fronteggiarla al meglio ogni giorno, con tutta la nostra competenza e professionalità, per garantire ancora il sistema sanitario nazionale per come lo abbiamo conosciuto: equo, universale e gratuito.
Però non potremo visitare tutti nei giorni festivi se non c’è motivo dettato da necessità cliniche, perché contestualmente impegnati a garantire ad altri pazienti il trattamento diagnostico terapeutico improcrastinabile; arriveremo tardi nei giorni feriali ma alla fine arriviamo, ascoltiamo l’ultimo paziente come fosse il primo, lo visitiamo, lo interroghiamo e ci interroghiamo per capire quali altri accertamenti diagnostici e quale terapia vanno prescritti. E non ci accorgiamo che il nostro cambio è già arrivato da tempo e ha già iniziato a rispondere alle nuove chiamate, prima che noi possiamo lasciargli le consegne della lunga mattinata. Così molte volte le consegne le lasciamo al telefono mentre stiamo tornando a casa, stanchi ma soddisfatti di aver fatto del nostro meglio per garantire ancora il livello minimo di qualità e sicurezza delle cure ai cittadini.
Noi medici ci siamo e siamo pronti ad essere parte attiva nel processo di riorganizzazione e ammodernamento dell’assistenza sanitaria ospedaliera e territoriale del nostro paese. I decisori politici sono pronti ad un confronto leale ed aperto con noi e con i nostri pazienti?
Dott.ssa Cristina Cenci
Vice Segretario Regionale Vicario CIMO Umbria