Doctor33_0

Contratto ospedalieri, Cimo: blocco fondi accessori è mina su rinnovo contrattuale

La nuova stagione contrattuale dopo sette anni di blocco non comincia bene, anzi se queste sono le premesse «non esistono le condizioni per avviare un contratto a “perdere”». Alla vigilia dell’incontro con l’agenzia pubblica Aran sui distacchi e i permessi sindacali, Cimo, il sindacato dei medici ospedalieri, prende posizione contro il decreto che sblocca i fondi per i rinnovi dei contratti della Pubblica Amministrazione, dipendenti del servizio sanitario inclusi.
Lo fa con il vicepresidente Guido Quici che ricorda come dal “fondone” del pubblico vanno tratte sia le risorse per rinnovare i contratti sia quelle per le assunzioni straordinarie e per il riordino delle Forze dell’Ordine. «I fondi per l’adeguamento del contratto dei medici dipendenti Ssn stanno nel Fondo sanitario nazionale e per loro è previsto un ritocco dello 0,8% del monte salari. Ma al di là di questa cifra non si potrà contare sulle indennità dei fondi accessori perché il decreto dispone la proroga al blocco di questi fondi. facilitando l’ulteriore depauperamento della massa salariale e confermando il comma 236 della Legge Finanziaria del 2016 che vanifica definitivamente le aspettative contenute nell’art. 22 del Patto della salute in tema di valorizzare delle professioni sanitarie e sviluppo di carriera». Secondo quella norma, dal 2016 il totale delle risorse per il trattamento accessorio del personale e della dirigenza delle amministrazioni pubbliche non può superare lo stanziamento 2015 e va ridotto automaticamente in proporzione alla riduzione del personale in servizio. «In pratica, se va in pensione un collega responsabile di struttura semplice, l’Azienda ove abbia deciso di ridurre il personale troverà convenienza a chiudere la struttura. E ove assumesse, per il neoassunto indennità di specificità medica e retribuzione di posizione unica e variabile – finanziate con i fondi accessori (la seconda a 5 anni dall’ingresso del medico nel Ssn, ndr) – non sono adeguate automaticamente. In questi tempi di commissariamenti “facili” in caso di sfondamento, le strutture usano le risorse dei fondi accessori come risparmi aziendali anziché investirli sul futuro incarico ove sia messo a concorso un posto».

 

Ma non è finita qui. L’articolo 23 della recente Legge di riforma della Pubblica Amministrazione parla di “armonizzare” i trattamenti economici accessori per ogni comparto o area, e Quici vede il rischio di un livellamento al basso dei trattamenti. «Noi abbiamo un’indennità di specificità medica che ci distingue dal resto dei dipendenti Ssn, e temiamo che con gli attuali indirizzi si tenda a dare di più a chi ha meno. In prospettiva se si tiene fisso o quasi un salario e i costi per il medico aumentano, degli 85-100 euro mensili di aumento si rischia di tenere ben poco. E questo – si domanda Quici- sarebbe valorizzare il merito e la qualità dei servizi?» Il numero due Cimo ricorda come un anno fa all’incontro dei Sindacati medici alla Presidenza del Consiglio dei Ministri (9 marzo del 2016) per la Vertenza Salute, il Governo avesse sottolineato

 

Mauro Miserendino