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Manovra. Dirigenza medica e sanitaria: “Se non arriveranno risposte soddisfacenti su contratto e precari il 28 novembre sarà sciopero nazionale”

I camici bianchi incroceranno le braccia e, se nel maxi emendamento del Governo, atteso per il 24 novembre, non ci saranno risposte soddisfacenti alle loro proposte di cambiamento alla Legge di Bilancio, sarà sciopero. I sindacati chiedono anche un finanziamento più adeguato alla gravosità e alla rischiosità del lavoro svolto, la defiscalizzazione della produttività e l’estensione al settore pubblico dei benefici del welfare aziendale


“Vogliamo un impegno preciso del Governo all’interno della legge di Bilancio o il 28 novembre scioperiamo”. Sono andati dritti al punto i camici bianchi dell’Intersindacale medica, veterinaria, sanitaria che in una conferenza stampa hanno dato al Governo il loro aut aut, mentre in sit-in davanti al Parlamento i rappresentanti dei sindacati manifestavano.
 

I finanziamenti per il rinnovo del contratto sono incerti e sicuramente non sufficienti a ripagare i camici bianchi del Ssn di anni di difficili sacrifici: le cifre previste, secondo i sindacati, si tradurranno in appena 80 euro al mese, che andranno oltretutto a regime nel 2018.
 
Un incremento inaccettabile per medici e dirigenti sanitari, considerando che negli anni hanno assistito ad un continuo depauperamento delle risorse accessorie dei vecchi contratti.
 
E come se non bastasse oltre alle incertezze economiche in busta paga si aggiungono quelle per la stabilizzazione dei tanti precari; ed anche quelle per le assunzioni necessarie a garantire un ricambio generazionale.
 
Uno scenario definito inaccettabile. Per questo, se nel previsto maxiemendamento del Governo che dovrebbe arrivare il 24 novembre, non ci saranno risposte soddisfacenti alle richieste presentate dai sindacati  nei giorni scorsi, il 28 novembre incroceranno le braccia.

 

“Siamo stati esclusi da una Legge di Bilancio che su 27 mld ha trovato solo risorse incerte e che a noi sembrano esigue per valorizzare il merito e retribuire il disagio – ha detto Costantino Troise, Segretario nazionale Annao Assomed – risorse che consentiranno un incremento del rinnovo rinnovo contrattuale, dopo 7 anni, di appena 80 euro medi al mese, e che probabilmente andrà a regime nel 2018. Questo si è accompagnato negli anni a un impoverimento delle risorse accessorie accantonate nei vecchi contratti, che si traduce in oltre 500 milioni di euro andati in fumo dal 2010 al 2016. È chiaro che immettere poche risorse fresche e continuare a prelevare risorse tra quelle già disponibili significa prosciugare il lago in cui muoversi per affrontare un rinnovo contrattuale. Chiediamo quindi al Governo un finanziamento che sia più adeguato alla gravosità e alla rischiosità del lavoro che svolgiamo sostenendo il Ssn. E  anche di attuare misure che assicurino la disponibilità nelle aziende di risorse nostre, senza oneri per la finanza pubblica. Vogliamo che il Governo ci dica cosa ne pensa del lavoro pubblico dal momento che non ha concesso la defiscalizzazione del salario di produttività. Una misura che consentirebbe di portare benefici sulle liste d’attesa e di utilizzare strumenti di welfare aziendali necessari in un settore dove la componente femminile è elevata e si incrementa sempre di più”.  

 

Non è finita qui, per Troise sono incerti anche i numeri per finanziare la nuova occupazione, che consentirebbe non solo di rispettare gli orari europei di lavoro, ma anche di stabilizzare 14mila precari. “Negli ultimi tre anni abbiamo perso 7mila medici e servono almeno 6mila nuove assunzioni per  garantire il ricambio generazionale ed evitare fare acquisti nei discount di medici dai Balcani all’Est Europa”.
Insomma, i medici chiedono certezze per andare al tavolo del rinnovo contrattuale “non in affanno, e non in salita, senza nuovi oneri per la finanza pubblica, ma per creare un clima di trattativa che permetta di governare l’innovazione e retribuire la produttività”.

 

Il tempo delle parole è quindi finito, e i medici non intendono seppellire l’ascia di guerra nonostante come ha aggiunto Riccardo Cassi, presidente di Cimo: “l’incontro di ieri con il ministro Lorenzin sia stato soddisfacente e si sia detta disponibile a intervenire per appoggiare le nostre richieste e inserirle nel maxiemendamento. Avevamo anche chiesto che fosse presente il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti, ma non è stato possibile incontrarlo”.

 

“Nella legge di bilancio – ha aggiunto Massimo Cozza, segretario Fp Cgil Medici – c’è un fondo generale del Pubblico impiego di 1,4mld dove c’è di tutto dalle risorse per scuola pubblica a quelle per la pubblica sicurezza e via dicendo. Alla fine, facendo un calcolo percentuale, i fondi per i nostri rinnovi contrattuali sono di fatto sconosciuti e insufficienti. Il nostro timore è che diradato il fumo referendario rimanga ben poco per chi lavora nei sevizi pubblici e nella sanità. Ricordo che veniamo da anni di tagli e le risorse stanziate non consentono di poter avere un rinnovo generazionale e di sostituire  i medici che vanno in pensione. Tutto questo comporterà un aggravio delle liste d’attesa, rischi per i medici e per i cittadini”.

 

“L’aspetto economico e previsioni dei fondi si rivelano ogni giorno erosi dal quantum messo a disposizione – ha infine aggiunto Alessandro Vergallo, il Presidente Nazionale dell’Aaaroi- Emac – l alla fine arriveremo a una disponibilità economica di poche decine di euro. Ma la parte importante è l’organizzazione del lavoro i decreti hanno abolito i diritti sanciti nei contratti, questi sono problemi concreti che investono i servizi essenziali. Sull’assunzione dei precari abbiamo assistito a balletti che di fatto non hanno portato a nuove assunzioni e si sono rivelate solo parziali si stabilizzano di colleghi che già lavorano a tempo determinato con contratti illegittimi”.

 

Ma quali sono le richieste dell’Intersindacale della Dirigenza Medica (Anaao Assomed – Cimo – Aaroi-Emac – Fp Cgil Medici E Dirigenti Ssn – Fvm – Fassid (Aipac-Aupi-Simet-Sinafo-Snr) – Cisl Medici – Fesmed – Anpo-Ascoti-Fials Medici – Uil Fpl Medici)?

 

1) garantire l’estensione anche alla sanità dei benefici concessi a 24 milioni di lavoratori privati dalla defiscalizzazione della produttività, elemento che potrebbe essere finalizzato ad un piano nazionale per l’abbattimento delle liste di attesa;

 

2) estendere al settore pubblico i benefici del welfare aziendale, con la possibilità di contributi alla previdenza integrativa e, per le  donne, di   strumenti con i quali meglio conciliare vita e lavoro;

 

3)attribuire al trattamento accessorio del personale dipendente, il cui taglio ha colpito quella parte del salario che remunera la produttività, il merito e il lavoro flessibile e disagiato, nonché l’incremento dei carichi di lavoro, le risorse derivanti dalla riduzione del numero di Unità Operative Complesse e Semplici;

 

4) evitare il congelamento al 2015 delle  risorse destinate al trattamento accessorio della dirigenza medica e sanitaria esclusa dal ruolo unico della dirigenza del pubblico impiego:

 

5) determinare i fondi contrattuali, a decorrere dal 1 gennaio 2017, secondo le previsioni dell’ultimo contratto collettivo nazionale del 2009, ripristinandone i meccanismi.

 

Ester Maragò