Manovra 2017, medici Ssn in sciopero il 28 novembre senza misure ad hoc nel maxiemendamento
Sit-in dei camici bianchi oggi davanti al Parlamento, assemblea day lunedì prossimo (per la prima volta deciso a livello centrale e in orario di lavoro) e 24 ore di sciopero il 28 novembre. È il pacchetto di protesta confermato oggi in conferenza stampa dall’Intersindacale medica, veterinaria, sanitaria. I camici bianchi, quindi, sono ancora sul piede di guerra e incroceranno le braccia a fine mese se nel maxiemendamento del Governo – atteso per il 24 novembre – non ci saranno risposte soddisfacenti alle richieste dei sindacati.
«La legge di bilancio – spiega Costantino Troise, segretario nazionale di Annao Assomed- si è dimenticata di medici, veterinari e sanitari, ovvero di tutti coloro che in questi anni difficili hanno garantito anche in carenza di risorse economiche che il servizio sanitario nazionale continuasse a tutelare la salute degli italiani». In particolare, prosegue, «I finanziamenti per il rinnovo contrattuale sono incerti e esigui. E con le cifre attualmente previste l’impatto sulle buste paga sarebbe di appena 80 euro al mese, che andrebbe a regime nel 2018. Il depauperamento delle risorse accessorie dei vecchi contratti prosegue indisturbato e dal 2010 al 2016 sono andati in fumo oltre 500 milioni di euro. Così si prosciuga il lago del rinnovo contrattuale. E sono incerti anche i numeri atti a finanziare nuova occupazione, che ci dovrebbe consentire di rispettare gli orari europei di lavoro e di stabilizzare 14.000 precari. Ma non basta: nell’ultimo triennio abbiamo perso 7mila medici e servono almeno 6mila nuove assunzioni per evitare di acquistare camici bianchi al discount dei flussi dall’Est Europa». Insomma, i medici non abbassano l’ascia di guerra. Perché vanno create le condizioni per andare al tavolo del rinnovo contrattuale «non in affanno, senza nuovi oneri per la finanza pubblica ma con misure che consentano di governare l’innovazione e premiare merito e produttività», conclude Troise.
«Basterebbe ripristinare i fondi accessori pre-tagli – sottolinea Riccardo Cassi, presidente di Cimo – e il contratto si fa. L’incontro di ieri con la ministra Lorenzin è stato soddisfacente e si è detta disponibile a intervenire per appoggiare le nostre richieste e inserirle nel maxiemendamento, ma le incognite sono tutte sul tavolo. Avevamo chiesto che ci fosse anche il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti, ma non è stato possibile incontrarlo».
«Veniamo da anni di tagli – aggiunge Massimo Cozza, segretario Fp Cgil medici – e le risorse stanziate non permettono di sostituire i medici che andranno in pensione. Questo ci mette di fronte a una situazione di critica per medici e cittadini, perché sono a rischio l’accesso alle prestazioni e le liste d’attesa non potranno che allungarsi. I fondi per i rinnovi contrattuali sono sconosciuti e percentualmente collegati al fondo per il pubblico impiego dove c’è di tutto, dalla scuola alla sicurezza. Il timore è che, una volta diradato il fumo referendario resti ben poco».
Le richieste avanzate a Governo e Parlamento
1) garantire l’estensione anche alla sanità dei benefici concessi a 24 milioni di lavoratori privati dalla defiscalizzazione della produttività, elemento che potrebbe essere finalizzato ad un piano nazionale per l’abbattimento delle liste di attesa;
2) estendere al settore pubblico i benefici del welfare aziendale, con la possibilità di contributi alla previdenza integrativa e, per le donne, di strumenti con i quali meglio conciliare vita e lavoro;
3) attribuire al trattamento accessorio del personale dipendente, il cui taglio ha colpito quella parte del salario che remunera la produttività, il merito e il lavoro flessibile e disagiato, nonché l’incremento dei carichi di lavoro, le risorse derivanti dalla riduzione del numero di Unità Operative Complesse e Semplici;
4) evitare il congelamento al 2015 delle risorse destinate al trattamento accessorio della dirigenza medica e sanitaria esclusa dal ruolo unico della dirigenza del pubblico impiego;
5) determinare i fondi contrattuali, a decorrere dal 1 gennaio 2017, secondo le previsioni dell’ultimo contratto collettivo nazionale del 2009, ripristinandone i meccanismi.
di Rosanna Magnano