IRCCS: ricerca scientifica e ricercatori in attesa di una svolta
L’intervento di Cimo al Ministero della Salute.
“La riunione di lunedì scorso 22 giugno, convocata per risolvere le criticità del precariato dei ricercatori negli IRCCS pubblici” riferisce la Cimo, “ha rappresentato un punto di svolta importante per i ricercatori. Il Ministero della Salute ha deciso di intervenire per inquadrare con contratti a tempo determinato e con una progressione di carriera legata alla produttività scientifica, il personale che attualmente lavora negli IRCCS con contratti di collaborazione continuativa e professionale o con borse di ricerca”. «Ciò è lodevole – spiega Sergio Barbieri, Vice Presidente Cimo e responsabile del Coordinamento IRCCS – perché è innanzitutto un indice di attenzione verso quegli Istituti che nonostante difficoltà anche di tipo economico portano avanti un’attività di ricerca importante a livello internazionale. E’ anche un riconoscimento per questi professionisti portatori di competenze elevate e che le condizioni attuali spesso spingono a cercare all’estero quello che non trovano da noi con un doppio danno per il Paese (perdita del capitale investito per formarli e dei futuri ricavi legati al progresso scientifico nell’ambito soprattutto delle ricerca traslazionale)». Al tavolo del ministero Cimo ha presentato una sua proposta che in molti punti è vicina a quella illustrata dagli uffici ministeriali che prevede una stabilizzazione a medio-lungo termine mentre ora i contratti sono per lo più annuali o biennali. La durata del percorso varia da 10 a 15 anni in base alla qualità dell’attività di ricerca nella “piramide” che è strutturata su tre livelli. «È necessario tenere presente – prosegue Barbieri – che molti progetti soprattutto di tipo internazionale hanno durate biennali o triennali. Molti delle critiche portate avanti denotano una scarsa o nulla conoscenza delle condizioni che governano questa attività. La ricerca è per sua natura intrinseca competitiva e non tutti possono arrivare al vertice come peraltro accade ad altri percorsi professionali. Per il ricercatore è più difficile rimanere nella carriera se non è più produttivo e non ha raggiunto livelli di coordinamento del ramo di ricerca. Questo però avviene in tutto il mondo e ricordo a titolo di esempio il “publish or perish” ben noto a tutti i ricercatori. Quindi la cosa importante in questo caso non è il solido che rappresenta iconograficamente la carriera (la cosiddetta “piramide” invisa ad alcuni) ma piuttosto creare le condizioni organizzative e gestionali per consentire al ricercatore di esprimere le proprie potenzialità».