Intervento di Sergio Barbieri alla riunione del Ministero della Salute sugli IRCCS pubblici
IRCCS: ricerca scientifica e ricercatori in attesa di una svolta.
Finalmente il ministero della salute ha deciso di intervenire per inquadrare con contratti a tempo determinato e con una progressione di carriera legata alla produttività scientifica il personale che attualmente lavora negli IRCCS con contratti di collaborazione continuativa e professionale o con borse di ricerca. Ciò è lodevole perché è innanzitutto un indice di attenzione verso quegli Istituti che nonostante difficoltà anche di tipo economico portano avanti un’attività di ricerca importante a livello internazionale. E’ anche un riconoscimento importante per questi professionisti portatori di competenze elevate e che le condizioni attuali spesso spingono a cercare all’estero quello che non trovano da noi con un doppio danno per il Paese (perdita del capitale investito per formarli e dei futuri ricavi legati al progresso scientifico nell’ambito soprattutto delle ricerca traslazionale.). Ciò detto vi sono alcune puntualizzazione da fare e criticità da superare. Prima di tutto non sono d’accordo con chi paventa una massiccia precarizzazione considerando che quand’anche la volessimo chiamare così si tratterebbe comunque di una stabilizzazione a medio-lungo termine mentre ora in contratti sono per lo più annuali o biennali. Anche la durata del percorso (che varia da 10 a 15 anni in base alla qualità dell’attività di ricerca) nella “piramide” che è strutturata su tre livelli mi sembra congrua. Si tenga infatti presente che molti progetti soprattutto di tipo internazionale hanno durate biennali o triennali. Molti delle critiche portate avanti su questo progetto denotano infatti una scarsa o nulla conoscenza delle condizioni che governano questa attività. La ricerca è per sua natura intrinseca competitiva e non tutti possono arrivare al vertice come peraltro accade ad altri percorsi professionali. Per il ricercatore è più difficile rimanere nella carriera se non è più produttivo e non ha raggiunto livelli di coordinamento del ramo di ricerca. Questo però avviene in tutto il mondo e ricordo a titolo di esempio il “publish or perish” ben noto a tutti i ricercatori. Quindi la cosa importante in questo caso non è il solido che rappresenta iconograficamente la carriera (la cosiddetta “piramide” invisa ad alcuni) ma piuttosto il creare le condizioni organizzative e gestionali per consentire al ricercatore di esprimere le proprie potenzialità. Questo non lo dico io ma me lo dicono tutti i ricercatori con cui ho lavorato questi anni. Ad esempio la qualità del personale amministrativo deve essere elevata perché la gestione dei progetti di ricerca dall’inizio (bandi) alla fine (risultati) è complessa. A scanso di equivoci va subito detto che comunque per questo personale deve essere previsto un regolamento per l’immissione in ruolo diverso da quello dei ricercatori ed anche la stabilizzazione deve essere più rapida senza che per questo vengano meno i controlli sull’attività svolta. Pur non riguardando direttamente il problema attualmente in esame va ricordato come in presenza di una sempre più significativa quota di finanziamenti europei ed internazionali il ministero e le regioni dovrebbero attivare e/o potenziare l’attività di lobbying presso le Istituzioni europee ed internazionali per ridurre la “fatica” che si fa attualmente ad aggiudicarsi dei progetti.
Negli IRCCS si troverebbero ad operare due figure. Una assunta per concorso nel SSN ed in possesso di Specializzazione e dedicata all’attività clinica ed una assunta come ricercatore che deve essere in possesso di Specializzazione o Dottorato di Ricerca. Quindi chi è veramente portato per la ricerca può compiere una scelta iniziale. Poiché però si tratta di un IRCCS il clinico avrà anche compiti di ricerca e didattica così come il ricercatore avrà anche compiti di tipo clinico e di didattica. Si potrebbe ipotizzare nel primo caso 70% clinica, 20% ricerca e 10% didattica e nel secondo 70% ricerca, 20% clinica e 10% didattica. Così si eviterebbero compartimenti stagni che tra l’altro nella realtà non esistono e consentirebbero ad entrambe le figure di avere punti di riferimento negli ambiti non di prima scelta. Questo consente anche ai ricercatori di avere un’esperienza clinica che potrebbe essere in seguito considerata con modalità da stabilirsi per un eventuale passaggio da un ramo all’altro. Il problema consiste nella possibilità per chi è entrato con il solo Dottorato di Ricerca di fare attività clinica anche in previsione di futuri sviluppi di carriera al momento dell’uscita dalla “piramide”. Se questo non si può risolvere in altro modo si potrebbe consentire ai ricercatori in possesso di Specializzazione di svolgere attività clinica ed agli altri di svolgerla per 3 anni con un tutor ed acquisire il diritto ad accedere alle Scuole di Specializzazione con posti riservati. Questo per evitare almeno in parte una sempre maggiore marginalizzazione del titolo di Dottore di Ricerca che sarà sempre meno desiderabile.
Vi è poi il problema riguardante le modalità di accesso ai vari livelli della piramide ed i criteri di valutazione per il personale che attualmente già lavora. Per l’accesso dovrebbe essere stabilito uno score a livello nazionale distinto per le varie figure professionali che verrà poi applicato localmente in ogni IRCCS per inserire le varie figure professionali nei gradini della piramide. I borsisti devono essere interessati al provvedimento.
I fondi devono essere sufficienti a coprire tutte le posizioni. Non si dimentichi quanto detto sopra. Gli investimenti da fare sono comunque giustificati dalla qualità della ricerca italiana e non sono soldi in parte come in altri sotto sotto sotto capitoli del bilancio dello stato.
Da ultimo spero che non si perda questa occasione dilungandosi in discussioni spesso sterili con soggetti impreparati e spero che il ministro Lorenzin sia in grado di esercitare una giusta opera di convinzione nei confronti dei suoi colleghi ministri soprattutto del ministro Padoan. Auguri sinceri di successo.
Sergio Barbieri
Vice Presidente Nazionale CIMO