Pubblico impiego, accordo raggiunto tra Aran e sindacati. Ora si riapre il tavolo contrattuale
È stato firmato tra Aran e sindacati l’accordo che riduce i comparti del pubblico impiego a quattro. È quanto fanno sapere le sigle presenti al tavolo, al termine di un incontro fiume che si è chiuso, con la sottoscrizione dell’intesa, nella notte. «Ora il governo non ha più alibi: si rinnovino i contratti pubblici e lo si faccia subito», scrive la Cgil in una nota appena successiva alla firma. L’intesa sarebbe stata sottoscritta dalla gran parte delle sigle sindacali, il punto centrale è l’aggregazione dei comparti che da undici, considerando quelli effettivi, vengono portati a quattro: “Funzioni centrali, Funzioni locali, Sanità e Istruzione e ricerca”. Le operazioni di accorpamento hanno riguardato il primo (ministeri, agenzie fiscali, enti pubblici non economici) e l’ultimo settore (prima scuola, ricerca, università e Afam erano distinte). La presidenza del Consiglio rimane distinta. La riduzione dei comparti determina anche la riduzione delle aree dirigenziali, sempre a quattro, seguendo quanto previsto dalla legge Brunetta e rimasto finora solo su carta. Per salvaguardare specifiche professionalità all’interno dei comparti, ognuno avrà il suo contratto, a una parte “comune” potranno essere affiancate parti “speciali”. Quanto alla rappresentatività sindacale all’interno dei nuovi comparti è prevista una fase transitoria, che fa salve le ultime elezioni delle Rsu, ma resta ferma la soglia del 5% di deleghe e voti. Per alcune sigle sindacali più piccole, che magari erano rappresentative in un comparto ora diluito in uno più grande, ciò può determinare il rischio di scomparire.
Per questo nell’accordo è stata stabilita la possibilità di alleanza, fusioni, con altri sindacati, da portare a termine entro tempi precisi. La sottoscrizione dell’intesa era il tassello che mancava prima di poter riaprire il tavolo per il rinnovo dei contratti, come più volte rimarcato anche dal ministro della Pubblica Amministrazione, Marianna Madia. «La conclusione della trattativa sulle aree rappresenta il passo decisivo per la ripresa della stagione contrattuale» conferma una nota Anaao Assomed. «L’accordo-quadro accoglie i criteri di specificità, numerosità ed affinità del servizio come fondamentali per la determinazione delle aree, come da tempo chiesto dall’Anaao Assomed. Di conseguenza» continua la nota «la dirigenza medica e sanitaria per numerosità, specificità dell’iter formativo, modalità di accesso, diversa origine giuridica, oltre che per la peculiarità dell’attività svolta al servizio dei cittadini, ed i particolari istituti economici e normativi, ha un’area autonoma, messa in discussione dalla legge n. 150 del 2009 e da quanti non vedevano di buon occhio l’autonomia contrattuale dei medici e dei dirigenti sanitari. L’area autonoma della Dirigenza medica e sanitaria disporrà di un proprio contratto distinto» sottolinea dal canto suo la nota Cosmed.
«È questo il principale risultato ottenuto con la firma, avvenuta all’alba di oggi, dell’ipotesi di accordo quadro per la definizione delle aree e dei comparti, adempimento preliminare per la riapertura di tutti i contratti di categoria». «Adesso – commenta il Segretario Generale della Confederazione, Giorgio Cavallero– non ci sono più alibi o ostacoli normativi per la riapertura della stagione negoziale, fermo restando la necessità di adeguare le disponibilità economiche per i rinnovi contrattuali». «La nuova geografia delle aree dirigenziali e dei comparti è il preludio di un nuovo assetto organizzativo nella Pubblica Amministrazione dove, finalmente, è stata valorizzata la specificità del Comparto Sanità» sottolinea, infine, la nota Cimo. Con il passaggio della dirigenza amministrativa, tecnica e professionale del Ssn nell’area delle regioni ed enti locali, il nuovo contratto di lavoro potrà essere, quindi, finalizzato esclusivamente al lavoro sanitario fermo restante la necessità di individuare un settore per la dirigenza medica in virtù della centralità del ruolo all’interno del servizio sanitario nazionale.