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Intramoenia, sindacati a Rossi (Toscana): non si scambi libera professione con comportamenti truffaldini

«Non si possono mettere sullo stesso piano due medici accusati di dirottare pazienti gravi nel privato per evitare loro un’attesa che non gli spettava e la libera professione dei medici ospedalieri. In particolare nei servizi dove gli ospedalieri fanno anche tanta libera professione l’attesa è spesso molto minore degli altri; i 500 giorni per una mammografia evidenziati su Repubblica, o per le altre prestazioni, non riguardano servizi ad alta concorrenza libero professionale». Riccardo Cassi presidente della Cimo, sindacato dei medici ospedalieri, replica al governatore Toscano Enrico Rossi che dopo l’indagine su Paolo Macchiarini, direttore «Istituto europeo per le alte vie respiratorie» a Careggi, e sul cardiochirurgo Pierluigi Stefàno, – si chiede a quanti cittadini è capitato di sentirsi rispondere che a “pagamento si fa prima”. Il presidente Rossi si dà una risposta che egli stesso definisce “davvero di sinistra: basta con la libera professione, fonte di diseguaglianza e di corruzione”.

 

«Rossi, non nuovo a certe uscite, intende evidentemente abolire tutta la libera professione, non solo quella condotta sotto il controllo dell’ospedale», osserva Costantino Troise segretario Anaao Assomed. «In cambio, non esclude di pagare di più i medici, ma con quali risorse, se gli ospedali di fondi faticano a mantenere l’offerta?» Per Troise la proposta risponde a una logica elettoralistica, «ma non esiste nesso tra comportamenti truffaldini di singoli e libera professione dei medici Ssn. Non c’è poi sistema tanto regolamentato come la nostra intramoenia: ogni cento euro incamerati, 30 vanno alla struttura e 35 al fisco; le sanzioni per i comportamenti scorretti ci sono, sono applicate e arrivano al licenziamento. Bisogna piuttosto chiedersi chi controlla, e magari ricordare che uno dei due chirurghi inquisiti a Careggi fu voluto dallo stesso Rossi». Ai tempi della riforma del ’99 qualcuno disse che prima di istituire l’intramoenia il ministro della Salute Rosy Bindi avrebbe dovuto imporre, reparto per reparto, l’azzeramento delle liste d’attesa.

 

Troise premette: «Credo che i controlli scoprano presto i casi rari e illeciti in cui la libera professione è in concorrenza con il carico di lavoro quotidiano. In un contesto trasparente, nessun paziente urgente aspetta oltre 48 ore. Quanto alla legge del ’99, gli obiettivi erano calmierare i prezzi delle prestazioni private e consentire un rapporto fiduciario medico paziente, altrimenti impossibile nella struttura pubblica. Il medico non ha strumenti per modificare le liste d’attesa, non può controllare né la domanda di salute né gli altri fattori produttivi; queste cose può farle l’azienda. Rossi peraltro non dice che i medici nell’ultimo contratto hanno accettato di sottrarre 30 minuti a testa alla loro formazione per ridurre liste di attesa e di inserire ore di orario aggiuntivo per ampliare l’offerta di servizi, tutte chance che i manager non utilizzano». «Occorre peraltro chiedersi se l’intramoenia ha realizzato le premesse di 16 anni fa», dice Cassi.

 

«Perché non decolla, mentre per le stesse prestazioni che in intramoenia non crescono il privato fagocita clienti alla tariffa di ticket e superticket? Di certo abolirla fa il gioco del privato. Oggi negli integrativi aziendali si inseriscono prestazioni di Welfare; non mettere gli ospedali pubblici in condizione di concorrere, significa togliere ai pazienti una possibilità in più».

 

Anche Massimo Cozza di Cgil medici è in parte critico su Rossi. «Noi condividiamo in linea di principio un percorso che superi la libera professione del medico ospedaliero ma la priorità è il rilancio di un servizio pubblico che dopo i tagli è a pezzi e non più in grado di rispondere alle necessità del cittadino. Sarebbe un grave errore concettuale abolire l’intramoenia oggi che i cittadini vanno a curarsi nel privato, dove i comportamenti sono meno controllati e trasparenti e talora rispetto all’ospedale ci sono meno servizi per affrontare le emergenze. Del resto, le file in pronto soccorso, il ticket, le attese per gli esami non dipendono dall’intramoenia ma da mancate risposte del Ssn. Siamo invece concordi a rivalutare l’indennità di esclusività, ferma ormai da 16 anni, e a renderla “piena nell’ambito di un piano di valorizzazione del personale».