Nasce la Federazione Cimo-Fesmed, con 14mila iscritti. Obiettivo sindacato unico
Arrivare a creare un sindacato unico dei medici, che possa far sentire sempre piu’ forte la sua voce. Aspira a questo la neonata Federazione Cimo Fesmed che, grazie alla fusione delle due sigle sindacali, ad oggi può contare sull’appoggio di circa 14mila iscritti. Il patto federativo è stato presentato oggi a Roma, presso la sede dell’Enpam.
Il presidente della Federazione sarà Riccardo Cassi (Cimo), mentre Carmine Gigli (Fesmed) il segretario. «Dal punto di vista formale siamo ancora separati- hanno detto- e unirci non sara’ facile perche’, al di la’ delle idee comuni, possono esserci problemi locali. In ogni caso, la Federazione nasce con la volonta’ di firmare insieme quasi tutto, sperando di arrivare ad un sindacato unico: avere una rappresentanza del 30-40%, infatti, cambierebbe veramente la nostra forza nei confronti del governo». «Nel mondo medico c’è un’eccessiva frammentazione di sigle sindacali- ha spiegato Cassi alle agenzie – attualmente quelle rappresentative sono dieci, tutte di piccole dimensioni, che creano solo una difficoltà di confronto con la controparte. E poiché le differenze di linea tra loro non sono così manifeste, abbiamo deciso di federarci intanto con la Fesmed, con la quale gia’ da alcuni anni abbiamo una convergenza della visione politica sanitaria. Insieme per adesso raggiungiamo i 14mila iscritti, con una rappresentanza del 18%, ma il nostro obiettivo è arrivare ad un sindacato unico dei medici, che possa ovviamente essere attrattivo anche per le altre sigle sindacali».
Lo scopo, ha proseguito ancora il presidente Cimo, è infatti quello «di presentarci compattamente ai tavoli della controporte con una voce unica e una maggiore rappresentanza, per avere cosi’ maggiore valenza». È la prima volta, intanto, che due sindacati rappresentativi autonomamente decidono di concorrere per cominciare a lavorare insieme. «Questa eccessiva varieta’ di sindacati non fa altro che danneggiarci- sottolinea Cassi- mentre il nostro vuole essere un segnale per arrivare a creare un soggetto rappresentativo di un adeguato numero di medici. Di fatto con la Fesmed, ormai da tempo, abbiamo progetti comuni: noi siamo stati ai loro congressi e loro ai nostri. Questo perche’ abbiamo la stessa posizione su chi deve essere il medico, su quella che deve essere la sua carriera, cosi’ come per esempio sulla colpa professionale».
Riaffermare il ruolo centrale del medico nella sanita’, ridisegnare una carriera che premi il merito e valorizzare la libera professione: sono alcuni dei punti contenuti nel patto della Federazione Cimo Fesmed. «Tutti obiettivi, questi- hanno spiegato ancora i promotori dell’iniziativa- che trasferiremo nelle richieste contrattuali e normative». Quanto al nuovo direttivo, sara’ formato da sei persone (3 appartenenti alla Cimo e 3 alla Fesmed), mentre l’organismo comprendera’ in totale i 40 segretari regionali (20 e 20) di entrambi i sindacati.
Nell’ambito dei sindacati, ha aggiunto il presidente della Fesmed, si possono riconoscere «fondamentalmente tre grandi categorie: una rappresentata dalla Cgil, Cisl e Uil, che pero’- ha sottolineato- consideriamo a parte perche’ `blindata´ politicamente; la seconda ha come iscritti esclusivamente i medici, mentre la terza ha al suo interno psicologi, biologici, fisici, chimici e amministrativi, quindi tutta una serie di professionalita’ che cercano di fare una politica diretta all’interesse del medico, ma che comunque devono sempre mediare con altre categorie». L’obiettivo della nuova Federazione, quindi, e’ quello «di riuscire a coagulare l’interesse dei sindacati che rappresentano solo i medici. Cimo e Fesmed- ha proseguito Gigli- nel bene o male negli ultimi anni hanno condotto le stesse battaglie, trovandosi spesso fianco a fianco in molte occasioni. Per questo abbiamo pensato di ufficializzare la nostra collaborazione, non escludendo che la nostra base rispondera’ positivamente al messaggio per diventare un unico soggetto all’Aran (Agenzia rappresentanza negoziale Pubbliche Amministrazioni, ndr). Ma questo sara’ un passaggio successivo: intanto, cominciamo ad andare in maniera coordinata e appaiata in tutte le sedi, poi vedremo se passare ad un’unica lista».
Lo scopo, dunque, e’ arrivare «non tanto ad un sindacato unico, perché questo- hanno tenuto a sottolineare gli organizzatori- fa pensare sempre al totalitarismo e alla mancanza di dialogo; piuttosto, vorremmo arrivare ad avere almeno due o al massimo tre grosse organizzazioni sindacali, che in qualche modo permettano ai medici di scegliere con chi stare. Se ci sono dieci programmi, infatti, e’ inevitabile che la differenza cominci ad essere molto sfumata e che si vada in una situazione un po’ magmatica». Ma in cosa consiste, esattamente, la vostra lotta comune? «Per esempio il contratto dei medici- hanno risposto i vertici della Federazione Cimo Fesmed- non sappiamo ancora con chi lo faremo e stiamo chiedendo che si apra una trattativa. Oltre alle doverose indicazioni economiche, che qualunque sindacato deve portare avanti per i propri associati, vogliamo poi anche un riconoscimento della figura del medico, messa in discussione dal comma 566 e dalle rivendicazioni degli infermieri».
Cimo e Fesmed, unite ora nella Federazione, ritengono insomma che la figura del medico «debba essere riconosciuta come dotata di leadership- hanno aggiunto- e pensiamo che in un modo o in un altro si debba a risolvere il problema del contenzioso sanitario: tutta questa pantomima che c’e’ stata sull’inserire o meno nella Legge di stabilita’ almeno alcuni degli articoli del disegno di legge sulla responsabilita’ professionale, infatti, si e’ conclusa alla fine nel non farne nulla. Noi siamo anche del parere che le competenze del medico all’interno del servizio sanitario debbano essere riconosciute, altrimenti c’e’ il rischio di una carriera appiattita a zero. Bisogna quindi introdurre la meritocrazia e riconoscere le competenze a chi le ha acquisite, altrimenti il cittadino che si presenta in ospedale non sa chi lo ha in cura». I fatti di questi giorni, hanno proseguito, fanno pensare «che siamo molto in arretrato con la formazione: in tutti questi anni, in cui c’e’ stato il blocco delle assunzioni e il precariato, nessuno ha fatto formazione negli ospedali e nelle aziende. Cosi’ ci ritroviamo con una marea di medici precari, spesso impreparati a fronteggiare situazioni di criticità».
State anche gia’ pensando a nuovi scioperi? «Questa è una cosa su cui eventualmente discuteremo in futuro- hanno risposto dalla Federazione Cimo Fesmed- Non è fondamentale per noi arrivare allo sciopero, che e’ una forma di protesta finale. Dando vita a questa Federazione, piuttosto, speriamo semplicemente che qualcuno cominci ad ascoltarci. Se noi abbiamo un tavolo di trattativa e l’apertura di un dialogo- hanno concluso- non abbiamo nessun motivo per fare sciopero».