QUANTO VALE UN SINDACATO? GIUDIZIO SULLE ULTIME TRATTATIVE
Come sempre in Sicilia tutto è emergenza, mai una programmazione ragionata. Così, dopo tanto lavoro fatto di incontri preliminari, di scaramucce verbali e scritte, di riunioni intersindacali e di tavoli tecnici, arriva il momento che sopra un accordo ci devi mettere una firma e ci devi mettere anche la faccia. Magari è un accordo sottoscritto in una sede non idonea e con una convocazione inopportuna, ma sei comunque chiamato a siglare un accordo su un documento già condiviso, frutto di una difficile mediazione. Piaccia o non piaccia, arriva il momento di decidere, di assumersi le proprie responsabilità. E tutto ciò, considerato che si era partiti dall’esclusione del Sindacato da ogni consultazione per poi, con una diffida unitaria, venire chiamati ai tavoli di Concertazione esclusiva per l’area Medica. Si è scongiurato l’abbattimento del tetto di spesa del 2011, già esiguo, del 4 prima e del 2 % poi. è stato rivisto e migliorato, con unanime consenso, il testo delle Linee guida per la definizione degli Atti Aziendali. Sono stati ridefiniti anche i parametri per la determinazione delle “Piante Organiche”, introducendo l’innovativo e per certi versi rivoluzionario criterio di livello necessario di personale medico, che contraddistingue il Reparto che può funzionare da ciò che non funzionerà mai. Non solo, tutto questo implementato sulla base di livelli di complessità e di attività aggiuntive dei singoli Reparti.
Posto che ogni Tavolo Tecnico difende il “suo” (Dirigenza non medica, Comparto, Amministrativi, Università) raggiunto un obbiettivo all’80%, si lasciano sul campo alcune richieste ideali.
Ma ecco che al momento della firma cominciano i tatticismi, le piccole rivendicazioni, addirittura si imputa ad una categoria piuttosto che ad un’altra il mancato raggiungimento di obbiettivi propri, si rinfaccia e si accusa, in uno squallore dilettantesco di un sindacalismo becero.
Ci siamo detti in intersindacale della Dirigenza Medica: “Bisogna essere uniti, far fronte comune, trovare una mediazione interna per poi uscire con una proposta unitaria, bisogna abbandonare le diversità ideologico-politiche, c’è in gioco il futuro della Sanità Pubblica Siciliana, il ruolo professionale dei Medici, forse anche il posto di lavoro”. Insomma c’erano tutte le premesse per dover essere uniti.
E invece ecco che, al momento della firma, qualcuno ha la mano tremante, incalzato dalle componenti non mediche della propria sigla che pur devono rappresentare. E c’è qualcun altro che all’interno della propria confederazione esprime solo una minoranza. E così provano a compiere le ultime acrobazie dialettiche, con tutti i distinguo possibili, con le incertezze, i tanti “se e ma”, i tantissimi “però”.
Non so se ridere o infuriarmi. Mi alzo, sorrido, stringo a tutti la mano, e dico: “Mi permetto di dirvi che è stata proprio una bella Intersindacale, ho incontrato vecchi amici, ottimo il caffè, ma la CIMO è un’altra cosa. Noi rappresentiamo solo i Medici, quelli sul campo, quelli che rischiano”.
Altri no, non possono, ci sono le Confederazioni, rappresentanze diverse, pertanto come si fa ad essere “ Autonomi “. Noi andremo anche da soli, lo faremo senza sudditanza ai bisogni politici e di variegata rappresentanza. Una cosa però mi avete regalato, una certezza, che da sempre ho avuto ed ho espresso in tutte le sedi politiche e sindacali. Il Medico che si iscrive ad un Sindacato non di soli Medici, regala la propria rappresentatività a chi non può e direi non deve, avere a cuore le sorti della Dirigenza Medica, forza minoritaria nel Comparto Sanità, direi anche mal sopportata.
Avremmo avuto bisogno di essere uniti, ci avete insegnato a farne a meno.
Giuseppe Riccardo Spampinato
Segretario Regionale CIMO Sicilia