Quici (Cimo): “Risparmi solo sulla pelle degli operatori” (Quotidiano Sanità)
Non destano meraviglia i dati forniti dalla Banca d’Italia relativamente al crollo della retribuzione “reale” degli operatori nei servizi sanitari e sociali in un contesto più ampio che vede, da un lato, la scarsa sostenibilità economica del nostro SSN e, dall’altro, la necessità di contenere la spesa garantendo tuttavia il mantenimento di quelle politiche regionali che, di fatto, hanno creato in più parti il vero “default della sanità”.
Ovviamente oltre al blocco dei contratti di lavoro che dura, oramai, da tempo oramai inaccettabile, si registra una riduzione del personale sanitario con tentativo di sostituire progressivamente i medici con le altre professioni sanitarie e le stesse professioni sanitarie con personale di supporto.
Nei giorni scorsi CIMO ha evidenziato le difficoltà dei medici che sono costretti ad operare su più presidi per mancata sostituzione delle figure apicali considerate, oramai, una “razza” in estinzione a causa dei continui tagli di unità complesse e semplici. Tutto questo avviene nell’ottica di garantire risparmi certi sulla “pelle” degli operatori proprio nella consapevolezza che, di contro, esiste un fisiologico incremento della spesa per beni sanitari ed un patologico aumento dei costi legati alle consulenze, ristrutturazioni edilizie, acquisto di tecnologie; in altre parole dei costi della politica.
Chi ci rimette è sempre il cittadino in termini di risposta sanitaria efficiente ed il personale sanitario stesso perché costretto a lavorare in condizioni di disagio, senza stimoli di carriera professionale, con maggiori oneri assicurativi e, soprattutto, con crescenti rischi in termini di responsabilità professionale.
Crediamo che il grado di soddisfacimento del cittadino sia finalizzato alla qualità dei professionisti e delle tecnologie avanzate, laddove presenti, ma occorrerebbe provare a chiedere loro come la pensano in termini di organizzazione del lavoro, dei tempi di attesa e di confort alberghiero.
Per quanto riguarda, infine, i costi sanitari delle regioni oggetto di Piano di Rientro appare del tutto evidente che l’unica vera contrazione della spesa è legata alla riduzione del costo del personale a causa del blocco del turnover. Esistono, oggi, reparti ospedalieri che riescono a garantire i turni solo ed esclusivamente con personale precario sottopagato e, certamente, la qualità delle cure ne risente in termini di rapporto tra fabbisogno, domanda ed offerta sanitaria.
La sanità non è nell’agenda di Renzi ma sta particolarmente a cuore delle regioni perché il finanziamento del SSN garantisce la loro sopravvivenza. Questo è il motivo per il quale, ogni taglio del fondo sanitario legato alle varie finanziarie, diventano motivo di contesa tra Stato e Regioni ed, alla fine, si risolvono con la riduzione del costo del personale.
Guido Quici
Vice Presidente Vicario CIMO