madia-960x640

Il medico e la riforma Madia

Il medico e la riforma Madia, una conquista l’esclusione dal ruolo unico dei dirigenti (lavoro e professione)

La recente approvazione da parte del Senato del ddl delega Madia ha confermato l’esclusione della dirigenza medica, veterinaria e sanitaria del SSN dal nuovo ruolo unico della dirigenza delle Regioni, nella quale invece confluirà la dirigenza professionale, tecnica ed amministrativa. E’ una conquista importante per i medici ma anche per i sindacati autonomi, che avevano inviato ad aprile dello scorso anno, al Ministro Lorenzin una richiesta d’intervento affinché la dirigenza medica e sanitaria non venisse conglobata nel ruolo unico, proprio per evitare di perdere la propria identità di dirigenza con prevalenti peculiarità tecnico, professionali e scientifiche.
L’istanza era stata recepita nel ddl delega approvato a luglio u.s. dal Consiglio dei Ministri ed ha superato l’esame del Senato; però la norma non è stata integrata dai necessari aggiustamenti che ne consentivano un’effettiva concretizzazione in termini operativi e contrattuali. Infatti, non sono stati accolti, per motivi non chiari, gli emendamenti tesi a modificare le aree contrattuali previste dalla 150/09 (riforma Brunetta), in coerenza con la separazione dei medici e della dirigenza sanitaria dalla dirigenza regionale e PTA, per le quali la Madia prevede importanti innovazioni in norme con riflessi contrattuali, tanto da rendere incomprensibile come si possa ipotizzare un unico contratto di lavoro. Tra l’altro la prevista, ed augurabile, modifica del titolo V anche in campo sanitario, dovrebbe comportare anche un diverso comitato di settore con l’inserimento del Ministero della Salute.

La conferma del provvedimento
Ci auguriamo che il Governo, in particolare il Ministro Lorenzin, se ne faccia carico nell’esame del provvedimento alla Camera. La lettera dei sindacati conteneva anche un’altra richiesta che, per chiarezza, riporto integralmente: “Pertanto chiediamo un Suo intervento affinché con la riforma della pubblica amministrazione, anche prevedendo un rinvio a successivi provvedimenti legislativi, sia definito un progetto che introduca meccanismi di premialità e di valutazione, che, definiti attraverso i contratti di lavoro, consentano il passaggio da un sistema che valuta solo la perfomance gestionale ad uno che, viceversa, verifica quello che medici, veterinari e dirigenti sanitari fanno in termini di impegno professionale, competenza e capacità individuale.”
Infatti, la modifica del sistema di accesso, formazione, incarichi, trattamento economico, valutazione e premialità prevista per i dirigenti inseriti nel ruolo unico, doveva in qualche modo trovare una corrispondenza anche nella dirigenza medica e sanitaria che tenesse però conto della peculiarità, che l’attuale art. 15 della 229 non era in grado di garantire. Si era convenuto, inoltre, che difficilmente il ddl delega avrebbe potuto contenere norme specifiche e che sarebbe stato opportuno utilizzare uno strumento normativo ad hoc.
Questo strumento è stato poi individuato nell’art. 22 del Patto per la salute che prevede appunto un ddl delega che doveva essere definito entro il 31 ottobre 2014, riguardante per i professionisti del SSN principi e direttive in ordine a accesso, formazione, sviluppo di carriera, standard e risoluzione del problema del precariato.

Il problema irrisolto dei precari
Sfortunatamente, l’art. 22 è bloccato da mesi sulla questione dell’accesso senza specializzazione. Questo strumento consentirebbe di ridurre l’età d’ingresso nel SSN ed aumentare i posti a disposizione, dando un forte impulso alla scomparsa del precariato. Ma da una parte l’opposizione dell’Università che vede, a torto, un attentato alle proprie prerogative, dall’altro la posizione delle Regioni che vogliono solo medici ad un minor costo da utilizzare per coprire i servizi di emergenza, rende impossibile arrivare ad una soluzione. Tutto questo mentre l’approvazione del DM sugli standard nel quale si dettano le regole per la riduzione delle strutture ospedaliere introducendo, accanto agli indici quantitativi calcolati sui posti letto, valutazioni fondate su volumi minimi di attività ed esiti, richiede un nuovo assetto del ruolo del medico del SSN.
L’approvazione definitiva della Madia e dei decreti delegati comporterà l’avvio di una stagione contrattuale che per i medici rischia di doversi confrontare con norme inadeguate rispetto alle modifiche strutturali del SSN e dei presidi ospedalieri e territoriali, perdendo un’occasione storica di ottenere riconoscimenti economici e di carriera. Ci rivolgiamo quindi al Ministro Lorenzin affinché intervenga a rimuovere gli ostacoli che stanno bloccando l’art. 22, snodo centrale per l’attuazione del Patto della salute.
Ma anche i sindacati devono fare la loro parte e presentare proposte che consentano di ridare un futuro alla categoria; proposte sulle quali far convergere, se possibile, posizioni che fino ad oggi sono rimaste distanti e coinvolgere i medici, quelli in servizio, ma soprattutto quelli che ancora sono fuori, in una forte mobilitazione. Anche con questo si difende il SSN.