Part-time a fine carriera, no dei medici ospedalieri: non fa entrare più giovani (doctor33)
«Il part time a fine carriera non mi pare la soluzione per garantire l’accesso dei giovani colleghi all’ospedale: non sblocca di per sé il turn-over e dimezza sia lo stipendio sia i contributi pensionistici in un momento importante della vita». La proposta di favorire il ricambio generazionale con il part time, magari negli ultimi 3 anni di carriera come indicato nel disegno di legge a firma di Nerina Dirindin e Annalisa Silvestro, torna alla ribalta nell’Indagine sulla sostenibilità del Ssn della Commissione Sanità del Senato ma non convince Riccardo Cassi presidente del sindacato ospedalieri Cimo. Peraltro, Cassi condivide i passaggi in cui la Commissione boccia il ricorso all’outsourcing da parte delle aziende sanitarie. «Lo ha detto pure il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin a Piazza Pulita: la sanità pubblica è stata impoverita dal ricorso alle esternalizzazioni di servizi: ricorrendo a esterni non è stato garantito il ricambio generazionale nelle strutture, quella “successione” di personale adeguatamente formato fondamentale per gli specifici servizi». Tra le soluzioni però la Commissione cita – oltre a provvedimenti per preservare il personale (in emergenza, terapia intensiva, trapianti) e ai vincoli al blocco del turnover- specifici “disegni di legge” pro part time a fine carriera. «Cimo è favorevole al part-time e a forme di flessibilità ma lungo l’arco della carriera, nella maternità o per alcune superspecialisti non impiegati ad orario pieno. Utilizzarle a fine carriera mi preoccupa soprattutto nei risvolti previdenziali: Tfs e pensione – ricorda Cassi – sono calcolati sull’ultimo stipendio, e se il medico non interviene con suoi contributi figurativi chi mette i soldi, lo stato? Sarebbe paradossale impiegare in favore del medico “senior” a part-time risorse da utilizzare per assumere dei giovani». Secondo ragionamento di Cassi: abbattere gli orari di lavoro del “senior” non libera automaticamente ore di lavoro di giovani medici. Il ragionamento è che, se il turn over resta bloccato e si può assumere un solo medico ogni due che si pensionano, le ore di servizio lasciate libere dal senior a part-time tutt’al più sono recuperate a metà. «Noi abbiamo bisogno di sbloccare il turn-over a partire da una
modifica delle regole d’accesso al Servizio sanitario», sintetizza Cassi. «Su questo c’è una proposta delle regioni incardinata, oggetto di duro confronto con l’Università: se si potessero assumere giovani laureati formandoli nell’ospedale – come avviene nel resto d’Europa – avremmo gli auspicati inserimenti a 26-27 anni, nonché continuità formativa e nei servizi, e percorsi virtuosi dove il medico anziano fa meno guardie e più ore di tutoraggio. Certo, la proposta delle regioni crea un medico pagato meno, e definito “pre-dirigente” quasi la dirigenza fosse un valore anziché un insuccesso storico, ma nel complesso la strada intrapresa mi sembra più giusta».
Mauro Miserendino