Blocco contratti: sindacati medici all’assalto. Lorenzin: «presto sblocco del turn over» (Il Sole 24 Ore Sanità)
La doccia fredda di ieri del ministro della Funzione pubblica, Marianna Madia, sul blocco dei contratti 2015 per tutti i dipendenti della Pa non è piaciuta per niente ai sindacati medici che – come prevedibile – stanno esprimendo una disapprovazione pressoché unanime per l’ennesimo rinvio ai danni del comparto pubblico. Gli stipendi sono infatti congelati dal 2010, con un danno quantificato dall’Anaao di 29mila euro per ogni camice bianco.
Lorenzin: «Lo sblocco del turn over è vicino».Ma a raffreddare gli animi arriva nella serata di oggi la dichiarazione del ministro per la Salute, Beatrice Lorenzin, che ha definito quello della Sanità un settore «molto stressato» e non solo per quanto riguarda il blocco degli aumenti degli stipendi, «ma da un elemento ancora più importante come il blocco del turn-over». Il tema delle assunzioni è infatti presente nel patto della salute e, come ha ricordato il ministro, «ora ci sono due appuntamenti di attuazione del patto molto importanti di cui l primo a ottobre, in cui si andranno a profilare le soluzioni che abbiamo già adottato nel patto e cioè di reinvestire i risparmi per facilitare lo sblocco del turn over».
Sindacati all’attacco.La reazione dei sindacati alla dichiarazione del ministro Madia sul blocco dei contratti del pubblico impiego si può sintetizzare nel commento della Confederazione sindacale dei medici e dirigenti Ssn: «Il Governo non porterà il Paese fuori dalla crisi facendo la pelle alla pubblica amministrazione e ai suoi lavoratori impegnati in settori fondamentali della vita civile quali sanità, scuola, giustizia». Per la Cosmed infatti non si registra: «Nessun cambio di passo.Cambiano governi e legislature ma la ricetta è sempre la stessa, senza discontinuità» e anzi, si denota una mancanza di fantasia da parte del Governo poiché: «Il prelievo sui dipendenti pubblici è stato e continua ad essere lo strumento più facile e sicuro per fare cassa» e sottolinea l’assenza di un tavolo contrattuale «per discutere la parte normativa, come imponeva la legge di stabilità 2013», denunciando una serrata governativa che nei fatti appare come «una fuga sistematica dal confronto con la realtà e con le rappresentanze dei cittadini lavoratori». E lo stesso scenario si ripete nelle dichiarazione di tutti gli altri sindacati. Costantino Troise (Anaao) accusa il governo di «rastrellare risorse dai soliti», denunciando una perdita d’acquisto mensile per i medici di circa 450 euro. Si dice delusa la Cimo, il segretario Riccardo Cassi, si aspettava almeno «qualche piccolo segnale di apertura sul blocco del tetto retributivo individuale, che comprende ad esempio l’indennità di esclusività». Conti alla mano «sono oltre 1800 i giorni di blocco contrattuale» rilancia Massimo Cozza (Cgil Medici), «in sanità piove sul bagnato, perché al blocco del contratto si aggiunge il blocco del turnover». Fabio Cricelli (Aaroi-Emac) teme che lo stallo si possa spingere a tutto il 2016 e che l’intenzione del governo sia di «andare a scardinare il sistema delle tutele dei lavoratori e della rappresentatività sindacale. Ridurre le garanzie dei camici bianchi è uno dei tanti modi per attaccare la sanità pubblica, che del sistema sono gli attori principali». Nessuna sorpresa sulla penuria di fondi per Mauro Mazzoni (Fassid): «mi stupisce molto di più la modalità con la quale questo governo manda a dire a lavoratori e organizzazioni di rappresentanza le sue decisioni senza neanche spendere tempo per una circolare. Davvero un bel cambio di passo, che fa rimpiangere i sistemi dei veri padroni di antica memoria». Al coro si aggiunge la Federazione veterinari e medici: «Ancora una volta il governo fa cassa attraverso il bancomat dei dipendenti pubblici».
Negativi anche gli infermieri. Calcolatrice alla mano anche per Annalisa Silvestro (Ipasvi): «Gli infermieri – spiega la Federazione – hanno perso dal 2009 al 2014, per colpa del blocco dei contratti, circa il 22% del loro potere di acquisto. Significa che la loro retribuzione – che dal 2009 al 2012, ultimo anno di rilevazione ufficiale dell’Economia è salita solo di 250 euro l’anno – è come se fosse calata di 7-8mila euro». Il congelamento delle buste paga per il 2015 porterebbe un calo di un quarto del valore del loro stipendio. E conclude «Il Governo cerchi altre fonti di tagli e risparmi: chi lavora per la tutela della salute dei cittadini con turni, reperibilità e carenze di organici non può più essere il bancomat per far fronte a vecchi sprechi e nuove esigenze di risparmio».
Senza mezzi termini, gli infermieri Nursind si dichiarano pronti a scioperare nel mese di ottobre: «Sappiamo – aggiunge il sindacato – che il governo se ne farà una ragione della nostra manifestazione, speriamo che i cittadini se ne facciano altrettanta quando non troveranno i servizi all’altezza delle aspettative e quando si troveranno a pagare di tasca propria l’assistenza infermieristica che lo Stato non è in grado di garantire».
(di Lucilla Vazza)