SPESA, TAGLI LINEARI E TITOLO V, AUDIZIONE CAMERA CIMO E ANAAO (Doctornews)
«Ritengo che la quota del finanziamento pubblico per la sanità, al 7,1% del Pil, sia non tangibile, anche perché la sanità dà già risorse che vanno altrove». Le parole di Pierpaolo Vargiu, presidente della commissione Affari sociali della Camera, trovano una sostanziale concordanza di vedute nei rappresentanti sindacali intervenuti ieri alle audizioni per l’indagine conoscitiva “La sfida della tutela della salute tra nuove esigenze del sistema sanitario e obiettivi di finanza pubblica”. Il vicesegretario Anaao Assomed Giorgio Cavallero ha riconosciuto l’attenzione mostrata dal governo a questa problematica. «Nel nostro intervento – ha dichiarato – abbiamo ribadito il problema dell’insufficiente finanziamento della sanità, che in Italia si colloca assolutamente al di sotto della media europea». La richiesta dell’associazione dei medici dirigenti è dunque di adottare un atteggiamento diverso nei confronti del Ssn, evitando in particolare i tagli lineari «perché la sanità non è un costo e se si riduce la spesa sanitaria aumenteranno le risorse necessarie per l’assistenza, per le invalidità, per le patologie progressive… Non si può del resto chiedere di più ai cittadini, che pagano già un quarto della sanità italiana». Per Cimo Asmd è intervenuto il vice presidente Guido Quici, che ha trovato opportuna la presenza contemporanea delle commissioni Affari sociali e Bilancio, «perché la sanità è un problema economico ma anche sociale». Quici ha ricordato che «nove milioni di italiani si sono rivolti alla sanità low cost o hanno addirittura rinunciato alle cure a causa del reddito insufficiente… il carattere universalistico del Ssn è dunque molto debole». Un altro degli argomenti portati da Cimo Asmd è «il fallimento del processo di aziendalizzazione voluto dalla 502/92 e gli effetti negativi legati alla modifica del Titolo V della Costituzione. Fino a quando ci saranno 21 sanità diverse, non sarà possibile valutare il futuro impatto sull’erogazione complessiva delle prestazioni sanitarie attraverso il finanziamento regionale basato sui costi standard. Occorre recuperare il ruolo della centralità dello Stato in modo tale da omogeneizzare i livelli di assistenza». Infine, secondo Quici «occorre rivedere la rete ospedaliera ancora frammentata in piccoli presidi, attraverso una radicale trasformazione della rete degli ospedali e dell’emergenza».