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Quici (CIMO-FESMED): L’esperienza sulla sanità è monito per il futuro
Roma, 21 giugno 2024 - “La Legge sull’autonomia differenziata, approvata dalla Camera il 19 giugno, viene spesso analizzata sul versante sanitario per la concreta esperienza maturata di questi anni con la modifica del Titolo V della Costituzione che ha visto il nostro SSN non più garante della universalità, equità e accesso alle cure per tutti i cittadini italiani. Quindi si parte da una esperienza concreta sul campo che è molto significativa per gli esiti che ha determinato nonostante gli attuali Livelli Essenziali di Assistenza. Si parte da una disomogeneità nel numero di ambulatori e posti letto ospedalieri per abitante, ad una evidente disparità nell’offerta sanitaria, fino ad un inarrestabile aumento della mobilità passiva. Il tutto in attesa dei futuri LEP il cui concreto rischio è quello di creare ulteriori disparità nel mondo professionale a partire dai contratti di lavoro, alla remunerazione dei professionisti, all’accesso alla formazione, ed altro. Alcuni dati, desunti dai rapporti ISTAT lo testimoniano chiaramente”. Ha osservato Guido Quici, presidente del sindacato medico CIMO-FESMED.
Sul tema dell’assistenza sanitaria ad esempio, riguardo ai posti letto nelle Rsa per ogni 10mila abitanti ce ne sono 98,5 al Nord, 56,5 al Centro e 33,4 al Sud. L’emigrazione ospedaliera per 100 dimissioni è di 6,5 al Nord, 8,3 al Centro e 13 al Sud.
Mutuando, dal mondo sanitario, consolidate esperienze sul tema diseguaglianze è sufficiente analizzare qualche indicatore di qualità di alcuni servizi ricompresi tra le 23 materie delegabili che, certamente, rientreranno nei futuri LEP.
Su 100 famiglie, quelle che hanno difficoltà ad accedere ad almeno 3 servizi essenziali sono 3,5 al Nord, 5,2 al Centro e 7,6 al Sud. Sullo stesso campione, subiscono irregolarità nella distribuzione dell’acqua 2,9 famiglie al Nord, 7,6 al Centro e ben 15,8 al Sud. Il numero medio di interruzioni per utente sul servizio elettrico sono 1,4 al Nord, 1,9 al Centro e 3,6 al Sud.
Emergere, chiaramente, l’assoluta mancanza di garanzie sociali e accesso ai servizi essenziali perché le attuali difficoltà economiche del Paese e delle singole regioni costringerà queste ultime a sostenere costi aggiuntivi per assicurare standard minimi atti a garantire i nuovi LEP.
In primo luogo, l’elevato debito pubblico nazionale dovrà fare i conti con le procedure europee e con il patto di stabilità. Non prevedere nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica porterà, ai nastri dipartenza, regioni non allineate. Meno del 20% delle regioni possono fornire ai propri cittadini, oggi, i futuri LEP ricorrendo alla sola spesa storica. Le restanti regioni non sono in grado di fornire le prestazioni essenziali ricomprese nelle 23 materie delegabili ma dovranno ricorrere a risorse economiche aggiuntive e tutto questo porterà ad un potenziamento del sistema di tassazione locale che, a sua volta, impoverirà ulteriormente i cittadini.
In secondo luogo, la diversissima capacità fiscale tra le Regioni, il cui gettito deriva dalla fiscalità regionale legato al sistema produttivo e all’occupazione, produrrà effetti negativi sulle famiglie italiane che non avranno accesso ai servizi essenziali per un effetto combinato tra maggiori tassazioni locali e minore gettito fiscale. Nel caso della sanità, si prevede un aumento della mobilità passiva che, ogni anno, sottrae risorse alle regioni più svantaggiate arricchendone altre. Quindi meno gettito fiscale, meno prestazioni e più tasse locali per servizi non competitivi.
Infine, i tempi brevi di attuazione. Appare utopistico definire e quantificare le “prestazioni sociali di natura fondamentale”, i LEP, con i relativi costi standard, in un arco temporale piuttosto breve soprattutto se si considera, ad esempio, che l’elaborazione dei costi standard degli asili nido ha richiesto dieci anni.
In questo contesto appare superfluo sottolineare il parere della Corte Costituzionale in merito alla garanzia di diritti incomprimibili. A nostro avviso occorre mantenere una dimensione nazionale, evitando di creare uno “spessore” locale che diventi “fonte primaria” con forti rischi per l’integrazione sociale e l’unità del Paese.
Dl contro liste d’attesa: troppa incertezza sui finanziamenti
Roma, 4 giugno 2024 - “Volere abbattere le liste d'attesa partendo dal presupposto che i responsabili vadano individuati nei medici e dirigente sanitari è inaccettabile oltre che falso. E rispediamo al mittente metodi d’altri tempi, e di altri Paesi, con i quali realizzare addirittura la 'stretta’ sui volumi di attività, come se già non fossero previsti, e attuati, controlli in merito. È un’offesa alla nostra professionalità che rigettiamo”.
Questo il primo commento del Segretario Nazionale Anaao Assomed Pierino Di Silverio e del Presidente Nazionale Cimo-Fesmed Guido Quici ai provvedimenti sulle liste d’attesa varati oggi dal Governo.
“Ridurre i sempre più lunghi tempi di attesa è un diritto del cittadino e un dovere del Governo, ma occorrono misure strutturali con risorse adeguate e durature nel tempo. È, quindi, inimmaginabile separare gli interventi organizzativi dai finanziamenti, rinviando quest’ultimi ad altri tempi”.
“Non è inoltre accettabile chiedere a medici e infermieri di ridurre le liste di attese lavorando anche il sabato e la domenica quando per assicurare, in quei giorni, un minimo turno di servizio, si è già costretti a ricorrere alle prestazioni aggiuntive o a medici a gettone. Di certo l’incremento del 15% della spesa per il personale potrebbe aiutare, ma a condizione che le regioni utilizzino davvero queste risorse, quando arriveranno.
Una sola certezza: l’incertezza dei finanziamenti.
E, allora, ancora una volta i tecnici del MEF assumono un ruolo determinante. Rigorosi quando si tratta di sanità, forse meno attenti quando di parla di finanziare il calcio, o ripianare i debiti Telecom, o per il passato, di finanziare superbonus da oltre 100 miliardi”.
“Inoltre ricordiamo al Ministro della salute, e al Governo, - ribadiscono Di Silverio e Quici - che è ancora in vigore la legge (n. 124/1998), che il Parlamento approvò per riconoscere ai cittadini il diritto di usufruire della prestazione in intramoenia con il pagamento del solo ticket, se dovuto, qualora le attese nel pubblico superassero i tempi previsti dalla normativa. Sarebbe ora che si intervenisse per garantirne l’esigibilità su scala nazionale”.
“La nostra risposta a provvedimenti punitivi o puramente cosmetici sarà dura, a partire dal rifiuto di svolgere prestazioni aggiuntive, che ricordiamo essere su base volontaria. Vorrà dire che ci limiteremo a svolgere il lavoro ordinario come definito dal CCNL.
Il professionista che opera nella sanità pubblica - concludono Di Silverio e Quici - va gratificato, non aggredito o utilizzato come capro espiatorio. Anche per il bene dello stesso Servizio sanitario nazionale e dei cittadini che vi si rivolgono”.
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CIMO-FESMED: Gestione Centri Assistenza Urgente è fallimentare
L’analisi della sede dell’Emilia Romagna del sindacato dei medici ospedalieri
Bologna, 30 maggio 2024 - “I Centri Assistenza Urgenza nella loro attuale declinazione appaiono un ossimoro gestionale. L’obbiettivo di dare risposte concrete ai pazienti senza caricare ulteriormente le attività ospedaliere, appare del tutto fallito. Di fatto vengono trasferiti pazienti non gravi in ospedale, quindi da definire non urgenti, sovraccaricando i pronto soccorsi e a cascata i posti letto attualmente carenti per i noti tagli dell’ultimo decennio nella sanità italiana. Le perplessità iniziali che avevamo segnalato stanno trovando conferma con i dati dei primi mesi, ed in particolare non si vede affatto il beneficio sulle condizioni di lavoro nei PS, mentre altre discipline ospedaliere si stanno facendo invece carico di un surplus di indotto di prestazioni provenienti dai CAU. Il tutto in un contesto caratterizzato da una grave carenza di personale medico e infermieristico, il cui indice di burnout ha raggiunto livelli preoccupanti. Dall’esperienza vissuta in questo breve periodo, noi di CIMO FESMED come sindacato dei medici ospedalieri riteniamo fallimentare i processi organizzativi che di fatto non migliorano né le condizioni di lavoro né l’appropriatezza dei ricoveri nelle strutture ospedaliere”. A dichiararlo sono Luca Spinardi e Salvatore Lumia della sede Emilia Romagna della Federazione CIMO-FESMED.
Tutela socio-sanitaria a un costo ridotto per medici, odontoiatri e per le loro famiglie
SaluteMia apre le iscrizioni per la copertura semestrale. Anche a 2024 inoltrato è possibile iscriversi alla mutua sanitaria dei medici e degli odontoiatri, voluta da Enpam e dai principali sindacati medici, che permette agli iscritti di costruirsi una tutela socio-sanitaria su misura.
I nuovi iscritti possono infatti sottoscrivere, a un costo ridotto, i Piani sanitari della durata semestrale, che decorrono dal 1° luglio e garantiscono copertura fino alla fine dell’anno.
Una "rete di protezione" per tutta la famiglia
Aderire alla società di mutuo soccorso dei medici e degli odontoiatri permette di integrare l’offerta del Servizio sanitario nazionale e avere una sicurezza in più sui tempi e sulle prestazioni.
SaluteMia, infatti, permette, attraverso 6 Piani sanitari, pensati per le diverse esigenze dei professionisti in camice, di costruire una “rete di protezione” per se stessi e per i familiari del proprio nucleo (coniugi o conviventi, figli, genitori), ma anche per i familiari non conviventi e le loro famiglie. Per garantire a tutti una serie di tutele aggiuntive in caso di visite specialistiche, esami diagnostici, ricoveri, prestazioni ospedaliere o extraospedaliere e molto altro.
Inoltre, come novità per il 2024-2025, la mutua “fatta dai medici per i medici” offre, senza costi aggiuntivi, una copertura infortuni a tutti gli iscritti.
Tutte le tutele di SaluteMia
SaluteMia non è una semplice assicurazione, ma una mutua integrativa di categoria, senza scopi commerciali o di lucro, che offre attraverso 6 Piani sanitari una copertura ad ampio raggio, in Italia e all’estero. Non prevede barriere di età o salute per entrare e i soci possono restare iscritti anche in caso di eventi gravi.
I Piani sanitari garantiscono copertura dalle spese mediche per un ampio ventaglio di prestazioni e, oltre alle molte tutele di base, agli iscritti vengono offerte una serie di garanzie mutualistiche aggiuntive gratuite: come misure e indennità a sostegno della genitorialità, la copertura “critical illness”, che fornisce un supporto economico di almeno 4.000 euro in caso di patologie gravi, voucher per visite di prevenzione in ambito cardiologico, odontoiatrico e geriatrico, la possibilità di adesione diretta per gli universitari, con piani dedicati e scontati, oltre a borse di studio per i più meritevoli.
Aderire a SaluteMia permette inoltre di abbassare le tasse, dal momento che il contributo associativo versato è detraibile fino a 1.300 euro l’anno.
“Per noi, operatori della sanità, la tutela della salute rappresenta un impegno quotidiano. Anche per questo promuoviamo la consapevolezza che la salute è il bene più prezioso, che va difeso al meglio, programmando nel presente la migliore tutela socio-sanitaria”, commenta Gianfranco Prada, medico odontoiatra e presidente di SaluteMia. “Aderire alla copertura semestrale di SaluteMia – precisa Prada – è quindi l’occasione per garantire a se stessi e ai propri cari una serie di tutele aggiuntive per integrare le prestazioni offerte dal Servizio sanitario nazionale”.
N.B. La copertura semestrale è attiva dal mese successivo al pagamento. Per essere tutelati dal 1° luglio bisogna quindi versare il contributo associativo entro giugno.
Tutte le informazioni per l’adesione sul sito: www.salutemia.net
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