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ROMA, SABATO 25 GENNAIO 2025
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Investire sui medici per salvare il Servizio Sanitario Nazionale. Con questo slogan i medici, dipendenti e convenzionati, i pediatri di libera scelta, gli specialisti ambulatoriali, i medici del territorio, gli specializzandi daranno vita a una mobilitazione unitaria che muoverà i primi passi sabato 25 gennaio a Roma. L’occasione sarà la riunione dei Direttivi Nazionali delle sigle promotrici ANAAO ASSOMED – CIMO-FESMED – ALS – GMI - FIMMG – FIMP – SUMAI – SMI - SNAMI – FTM per condividere azioni unitarie al fine di dare voce ai diritti dei professionisti.
L’iniziativa ha il sostegno della Fnomceo e la partecipazione di Cittadinanzattiva.
Riordino professione sanitarie, l’audizione di CIMO-FESMED: «Definire atto medico e rendere attrattivo il lavoro nel SSN»
Guido Quici alla Commissione Affari Sociali: «È necessario definire con precisione i confini di ciascuna professione sanitaria affidando in modo esclusivo ai medici il consenso informato, l’anamnesi, la diagnosi e la terapia. L’anarchia delle competenze può mettere a rischio la sicurezza delle cure»
Roma, 16 gennaio 2025 – Guido Quici, Presidente del sindacato dei medici Federazione CIMO-FESMED, ieri è stato audito dalla Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati nell’ambito dell’indagine conoscitiva in materia di riordino delle professioni sanitarie.
Il Presidente ha sottolineato l’imprescindibilità di una definizione chiara di atto medico, che affidi in modo esclusivo ai medici attività quali il consenso informato, l’anamnesi, la diagnosi e la terapia: «Occorre prendere atto come, in un sistema sanitario in profondo cambiamento – si legge nel documento presentato alla Commissione -, sia necessario definire con precisione i confini di ciascuna professione sanitaria. Non è un caso che i percorsi formativi necessari a svolgere una determinata professione sanitaria siano profondamente diversi tra loro. L’anarchia delle competenze può mettere a rischio la sicurezza delle cure».
Analizzando poi le cause della carenza di professionisti, che affondano le radici nella lunga stagione dei tagli in sanità e nell’assenza di una vera politica per il personale sanitario, è stata evidenziata la necessità impellente di rendere nuovamente attrattivo il lavoro negli ospedali pubblici, risolvendo in tempi rapidi alcune delle criticità che risultano alla base del malcontento dei medici ospedalieri e, dunque, della loro fuga dal SSN. La Federazione CIMO-FESMED ha dunque richiesto lo sblocco del tetto sulla spesa per il personale sanitario, una seria rivisitazione del fabbisogno di personale, la depenalizzazione dell’atto medico, maggiore sicurezza nei presìdi sanitari, la corretta applicazione dei contratti di lavoro, il miglioramento dei rapporti tra direzioni ospedaliere e dipendenti e della formazione aziendale e una riforma della formazione specialistica che preveda gli ospedali di formazione e l’assunzione diretta degli specializzandi.
Documento integrale presentato alla Commissione Affari Sociali.
CIMO-FESMED: «Modalità ancora non definite. La professione al centro dell’incontro del 25 gennaio»
Roma, 13 gennaio 2025 – Il sindacato dei medici Federazione CIMO-FESMED smentisce le voci che stanno circolando in queste ore sulla stampa in merito ad un imminente sciopero della categoria. «Sebbene il malcontento ed il disagio dei medici siano palpabili, le modalità della protesta non sono ancora state definite, e saranno discusse il prossimo 25 gennaio nel corso di un incontro dei direttivi nazionali delle organizzazioni sindacali più rappresentative dei medici dipendenti e convenzionati» dichiara Guido Quici, Presidente CIMO-FESMED (a cui aderiscono le sigle ANPO, ASCOTI, CIMO, CIMOP e FESMED).
«Come CIMO-FESMED – aggiunge Quici - intendiamo chiedere alle Istituzioni risposte immediate su alcuni temi che riguardano strettamente la professione: la definizione puntuale di atto medico che ponga un freno al costante task shifting di attività mediche verso altri professionisti sanitari; la depenalizzazione dell’atto medico che consenta ai medici di lavorare serenamente, abbattendo anche i costi della medicina difensiva che ammonta a circa 13 miliardi l’anno; la rivendicazione della presenza di rappresentanti dei medici in tutti gli organi che definiscono l’organizzazione ed il funzionamento del Servizio sanitario nazionale».
«Sono questi i temi che porremo all’attenzione dei colleghi a fine mese. Si tratta dunque di argomenti legati strettamente al nostro ruolo, e non di mere rivendicazioni sindacali che saranno discusse in altre sedi, a partire dalla trattativa in Aran per il rinnovo del contratto dei medici dipendenti del SSN che sta per avviarsi».
«Lo ripetiamo ancora una volta: senza medici non c’è salute. È tempo che tutti se ne rendano conto», conclude.
Quici (CIMO-FESMED): «Occorre inversione di tendenza. Senza medici non c’è salute»
Roma, 9 gennaio 2025 - «L’allarme lanciato dalla Fondazione GIMBE in merito ai tagli alla spesa per il personale sanitario negli ultimi 11 anni si unisce ai numerosi segnali d’avvertimento lanciati di recente dalle principali istituzioni contabili del Paese, dalla Corte dei Conti alla Ragioneria dello Stato. Segnali che sposano la posizione assunta dai sindacati del settore ormai da anni: senza il personale sanitario, il diritto alla tutela della salute è seriamente a rischio. E senza una vera inversione di marcia volta a valorizzare i professionisti, il Servizio sanitario nazionale è destinato al fallimento» dichiara Guido Quici, Presidente della Federazione CIMO-FESMED.
«Eppure – aggiunge - tale inversione di tendenza, sebbene ritenuta imprescindibile da tutti gli attori che in qualche misura si occupano di sanità, non è all’orizzonte. La legge di Bilancio prevede solo finanziamenti spot che non consentono di ripescare il SSN dall’abisso in cui al momento si trova. E per i medici non riserva nulla, se non un vergognoso aumento dell’indennità di specificità medica pari a 17 euro mensili».
«Ci si riempie la bocca della necessità di rendere nuovamente attrattivo il lavoro del medico ospedaliero, ma intanto tutti i contratti collettivi dei medici risultano scaduti: da tre anni quello dei medici dipendenti del SSN, e si attende ancora l’emanazione dell’atto di indirizzo necessario ad avviare le trattative; da un anno e mezzo quello dei medici dipendenti di strutture sanitarie private afferenti all’ARIS; da 20 anni, ed è senz’altro il fatto più vergognoso, quello dei medici dipendenti delle strutture sanitarie private afferenti all’AIOP», continua Quici.
«Forse non risulta abbastanza chiaro che senza medici non c’è salute. E se non si interviene prontamente con interventi efficaci, ben presto le corsie degli ospedali saranno vuote», conclude.
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