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Medici e infermieri pronti ad un 2025 denso di battaglie sindacali
Di Silverio, Quici e De Palma: «Soldi ci sono, ma non si vuole spenderli per la sanità pubblica. Questione sanitaria diventi fulcro dell’azione politica e dell’interesse sociale»
Roma, 20 dicembre 2024 – «È un eufemismo definire deludenti le misure previste dalla legge di Bilancio per la sanità. Poche risorse frantumate tra innumerevoli capitoli di spesa che servono solo ad accontentare qualche centro d’interesse, di certo non a rilanciare il Servizio sanitario nazionale né a migliorare l’offerta sanitaria per i cittadini. Esclusi categoricamente, dai benefici immediati delle misure adottate, i medici, se non per un aumento offensivo dell’indennità di specificità medica (circa 17 euro netti al mese), e gli infermieri, che ottengono un irrisorio aumento mensile di circa 7 euro netti. Per il resto, nulla. Nonostante le promesse, le belle parole, gli apprezzamenti: nulla». Così Pierino Di Silverio, Segretario Anaao Assomed, Guido Quici, Presidente CIMO-FESMED, e Antonio De Palma, Presidente Nursing Up, commentano il testo della legge di Bilancio arrivato in Aula alla Camera dopo l’esame in Commissione.
«Eppure nel suo complesso la legge di Bilancio fa cadere a pioggia risorse importanti su alcuni interventi, dal ponte sullo Stretto di Messina ad un infinito elenco di bonus quantomeno discutibili, confermando che non è vero che i soldi non ci sono, ma semplicemente non si vuole spenderli per la sanità pubblica, preferendo strizzare l’occhio ad alcune categorie di cittadini-elettori cui si riconoscono regalìe di poche decine di euro e che contemporaneamente vengono private dell’accesso alla sanità pubblica, il bene più prezioso che abbiamo».
«Ed è stata la stessa Corte Costituzionale – aggiungono - ad aver recentemente sottolineato in una importante sentenza come, “per fare fronte a esigenze di contenimento della spesa pubblica”, debbano “essere prioritariamente ridotte le altre spese indistinte, rispetto a quella che si connota come funzionale a garantire il “fondamentale” diritto alla salute di cui all’art. 32 Cost.”».
«Non possiamo più continuare a portare esclusivamente sulle nostre spalle il peso della tutela della salute dei cittadini, senza ottenere in cambio nemmeno quel riconoscimento minimo che il nostro ruolo e la nostra professione richiederebbero. Non possiamo più rinunciare alla nostra vita personale, alla nostra sicurezza e alle nostre prospettive di crescita senza ricevere nemmeno una parte della valorizzazione che troviamo invece all’estero o in altri settori. Non possiamo più credere alle promesse o accontentarci delle pacche sulle spalle».
«Ci prepariamo quindi ad un 2025 denso di battaglie sindacali da combattere su più fronti. Urge portare al centro del dibattito pubblico la questione sanitaria, che non deve essere più un mero ambito di scontro partitico ma diventare il fulcro dell’azione politica e dell’interesse sociale» concludono Di Silverio, Quici e De Palma.
l’Agenzia delle Entrate include i turni notturni e dà ragione a CIMO-FESMED
Quici: «Finalmente si applica la norma e non la si interpreta. Senza tassazione agevolata 6 ore di lavoro diurno consentirebbero di guadagnare di più di 12 ore notturne»
Roma, 16 dicembre 2024 – L’Agenzia delle Entrate dà ragione alla Federazione CIMO-FESMED, specificando che la tassazione agevolata al 15% delle prestazioni aggiuntive va applicata anche alle guardie notturne.
In un parere reso lo scorso 11 dicembre, infatti, si legge: “L’imposta sostitutiva prevista dall’articolo 7 del decreto legge n. 73 del 2024 trova applicazione sui compensi erogati per tutte le prestazioni aggiuntive (…) ricompresi anche i servizi di guardia notturna. Pertanto (…) qualora tra le prestazioni aggiuntive (…) rientrino i servizi di guardia notturna, l’imposta sostitutiva deve essere applicata anche ai compensi erogati a personale sanitario per lo svolgimento di tali prestazioni”.
«Finalmente è stato deciso di applicare la norma, e non di interpretarla arrampicandosi sugli specchi con l’unico obiettivo di vessare ulteriormente i medici, come ha tentato di fare il Ministero dell’Economia fornendo un parere alla Conferenza delle Regioni – commenta Guido Quici, Presidente della Federazione CIMO-FESMED (a cui aderiscono ANPO, ASCOTI, CIMO, CIMOP e FESMED) -. Secondo il MEF, infatti, chi lavora 12 ore di notte dovrebbe guadagnare di meno di chi lavora 6 ore di giorno: senza la defiscalizzazione, 12 ore di lavoro notturno in prestazione aggiuntiva sarebbero retribuite 364,8 euro, mentre 6 ore di lavoro diurno tassate al 15% consentirebbero di guadagnare tra i 408 e i 510 euro, a seconda della tariffa applicata dalla Regione. È ovvio che in questo modo nessun medico sarebbe disposto ad effettuare prestazioni aggiuntive di notte, considerando anche il disagio che di per sé lavorare di notte comporta».
«Ora, grazie alla risposta fornita dall’Agenzia delle Entrate, le Aziende sanitarie non hanno più motivo di non applicare la tassazione agevolata in modo corretto. Vigileremo affinché questo avvenga in tutta Italia», conclude Quici.
Nel 2022 2,3 miliardi stanziati dallo Stato non sono stati spesi dalle Aziende. L’analisi del Conto economico
Quici (CIMO-FESMED): «Prosegue trend ultradecennale che ha portato ad una diversificazione nell’impiego delle risorse a svantaggio dell’assistenza sanitaria e del personale che la eroga»
Roma, 11 dicembre 2024 - Per la sanità si spende di più ma si offre meno assistenza sanitaria per i cittadini. È il messaggio principale che emerge dall’analisi del Conto Economico delle Aziende sanitarie del Servizio sanitario nazionale relativo al 2022, che la Federazione CIMO-FESMED (a cui aderiscono le sigle ANPO, ASCOTI, CIMO, CIMOP e FESMED) ha confrontato con i dati del 2019. Numerosi i punti chiave che consentono di comprendere le ragioni dello stato in cui oggi versa il SSN.
Negli anni analizzati, i costi della sanità pubblica sono aumentati dell’11,9%, passando dai 124,8 miliardi del 2019 ai 139,6 miliardi del 2022. Tuttavia, i maggiori incrementi percentuali si riscontrano alle voci accantonamenti (+54%) e acquisti di beni (+17%). L’acquisto di servizi sanitari, invece, risulta aumentato di solo il 3,8% con una riduzione di oltre 600 milioni per l’assistenza ospedaliera. Aumentata decisamente, invece, la spesa per le consulenze, le collaborazioni ed il lavoro interinale (+46,7%), e cresciuti del +4,5% gli acquisti dal privato.
Si tratta di dati che non stupiscono, in un contesto di offerta sanitaria ridotta, fatta eccezione per la radioterapia e le indagini di laboratorio: nel periodo di riferimento, le prestazioni di specialistica ambulatoriale sono diminuite del 11,5% (quasi 17 milioni in meno) e le attività riabilitative del 10,9% (4,6 milioni di prestazioni in meno); diminuiti anche i ricoveri totali (-10,2%) con un picco negativo registrato dai ricoveri di lungodegenza, diminuiti del 30%. Non stupisce, allora, il calo dei ricavi da prestazioni sanitarie (-1,3 miliardi) e dagli incassi da ticket (-300 milioni).
In linea con la bassa spesa per i servizi sanitari e la ridotta offerta sanitaria anche il costo del personale, che risulta complessivamente aumentato del 9,4%, ma quello dei medici a tempo indeterminato solo del 3,6%. Di contro è aumentata considerevolmente la spesa per il personale del SSN assunto a tempo determinato (+55,4%) e – come detto - per lavori interinali, consulenze e collaborazioni sanitarie (+46,7%).
Di particolare interesse risulta l’analisi degli accantonamenti, che nel 2022 sono aumentati del 54,2% rispetto al 2019: le Aziende sanitarie hanno accantonato 7,3 miliardi di euro. Di questi, 2,5 miliardi sono destinati ad eventuali contenziosi, assicurazioni e cause e solo 1 miliardo è destinato ai rinnovi contrattuali e al trattamento di fine servizio; stupisce la voce “accantonamenti per quote inutilizzate di contributi finalizzati e vincolati”, dal valore di 2,3 miliardi, e aumentata in tre anni del 126,7%. Si tratta di risorse stanziate dallo Stato per determinate finalità e che non sono state utilizzate dalle Aziende. Il dato appare molto interessante soprattutto se si considera la voce dello stato patrimoniale - disponibilità liquida – che, dal 2019 al 2022, risulta incrementata di € 11,8 miliardi (+ 23,35%).
«L’analisi dei dati mette in evidenza il proseguimento di un trend ultradecennale che ha portato ad una diversificazione nell’impiego delle risorse a svantaggio dell’assistenza sanitaria e del personale che la eroga – commenta Guido Quici, Presidente CIMO-FESMED -. In assenza di una profonda rivisitazione delle modalità di finanziamento del SSN, l’assistenza sanitaria tenderà ad essere sempre più sacrificata a fronte dell’aumento del costo di altri fattori produttivi. Occorrono, quindi, politiche di appropriatezza nell’utilizzo delle risorse per un concreto rilancio dell’offerta sanitaria attraverso il pieno utilizzo delle stesse. Le indicazioni fornite dalle Corte dei Conti sul parziale utilizzo dei finanziamenti per la riduzione dei tempi di attesa sono la cartina al tornasole di un sistema malato che necessita di urgenti interventi strutturali».
Schillaci rassicura i medici della sanità privata. CIMOP: «Revochiamo lo sciopero, ma pronti alla protesta in assenza di atti concreti»
Quici (CIMO-FESMED) e De Rango (CIMOP): «Il Ministero della Salute intende vincolare al rinnovo del contratto l’utilizzo del miliardo di euro per i nuovi DRG e, auspicabilmente, l’accreditamento stesso delle strutture al Servizio sanitario nazionale»
Roma, 5 dicembre 2024 – Nei giorni scorsi Guido Quici, Presidente della Federazione CIMO-FESMED, e Carmela De Rango, Segretaria CIMOP (il sindacato dei medici dell’ospedalità privata accreditata) hanno incontrato il Ministro della Salute Orazio Schillaci che ha fornito importanti rassicurazioni sul rinnovo del contratto dei medici dipendenti delle strutture afferenti all’AIOP, fermo da quasi 20 anni, e all’ARIS, scaduto lo scorso anno.
«È la prima volta che un Ministro della Salute riceve la CIMOP prendendo atto della gravità della situazione in cui versano i medici dipendenti delle strutture private accreditate con il Servizio sanitario nazionale – dichiarano Quici e De Rango -. Siamo di fronte ad una vera e propria discriminazione rispetto ai colleghi del pubblico che, pur svolgendo lo stesso lavoro e rispondendo alle stesse richieste di salute dei cittadini, guadagnano più del doppio dei medici dell’ospedalità privata. Una evidente violazione dell’art. 36 della Costituzione, che sancisce il diritto di ogni lavoratore ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del lavoro».
«Dinanzi a questo quadro, Schillaci si è impegnato a farsi carico del problema, spiegando come nella bozza di legge di Bilancio sia stato stanziato un miliardo di euro per la valorizzazione dei DRG - e quindi delle prestazioni offerte dalle strutture private accreditate - che comprende anche il rinnovo del contratto dei medici. In ogni caso il Ministero della Salute intende vincolare al rinnovo del contratto l’utilizzo delle risorse stanziate e, auspicabilmente, l’accreditamento stesso delle strutture al Servizio sanitario nazionale». CIMO-FESMED e CIMOP propongono di prevedere tale eventualità nel documento per lo sviluppo e l’applicazione del sistema di accreditamento nazionale che verrà prodotto da un apposito Tavolo di lavoro e sottoposto alla Conferenza permanente Stato-regioni.
«Ringraziamo il Ministro per averci incontrato e per aver dimostrato importanti aperture nei confronti delle nostre posizioni. Abbiamo deciso di revocare lo sciopero previsto per il prossimo 13 dicembre, ma siamo pronti a riprendere la protesta all’inizio del prossimo anno nel caso in cui le mere promesse non si trasformino in atti più concreti, come la convocazione di un tavolo di confronto con tutte le parti coinvolte», concludono Quici e De Rango.
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