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COMUNICATO STAMPA
ANAAO ASSOMED – CIMO-FESMED – NURSING UP
Sciopero medici, dirigenti sanitari, infermieri e altre professioni ex legge 43/2006: adesioni fino all’85%
Roma, 20 novembre 2024 – «Sulla base delle informazioni che iniziano ad arrivare dai territori, possiamo affermare che le percentuali di adesione allo sciopero di medici, dirigenti sanitari, infermieri e professionisti sanitari sono molto alte, fino a punte dell’85% compresi gli esoneri previsti per legge. Un segnale importante che dovrebbe far riflettere sulle condizioni di lavoro inaccettabili negli ospedali di tutta Italia e sulla condivisione delle ragioni della protesta da parte dei colleghi» dichiarano Pierino Di Silverio, Segretario Anaao Assomed, Guido Quici, Presidente Cimo-Fesmed, e Antonio De Palma, Presidente Nursing Up.
«Occorre inoltre evidenziare – spiegano – che lo sciopero è stato indetto da tre organizzazioni sindacali, e che in buona parte dei servizi del SSN una percentuale di professionisti anche in molti casi superiore a quanto previsto dalla normativa vigente è stata “esonerata dallo sciopero” per garantire i contingenti minimi, impedendo quindi loro di astenersi dal lavoro. Segnaliamo infine che circa il 20% delle Aziende non ha dato al personale disposizioni sul contingentamento minimo per lo sciopero, creando grandi difficoltà per circa 20.000 medici e 100.000 infermieri e professionisti sanitari».
Sindacati chiedono incontro alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni
A seguire e in allegato la lettera inviata dai sindacati Anaao Assomed, Cimo-Fesmed e Nursing Up, che hanno proclamato lo sciopero di 24 ore di medici, dirigenti sanitari e infermieri, alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni con la richiesta di un incontro urgente.
Roma, 20 novembre 2024 Alla Presidente del Consiglio dei Ministri On. Giorgia Meloni
Egregia Presidente, mercoledì 20 novembre medici, dirigenti sanitari, infermieri e professionisti sanitari manifesteranno a Roma, in piazza Ss. Apostoli, in difesa del Servizio Sanitario Nazionale. La nostra non è una protesta nata in modo estemporaneo ma affonda le radici negli anni passati, caratterizzati – sia a destra che a sinistra - da una visione politica della sanità pubblica estremamente miope che, di fatto, non tutela la salute dei cittadini. Abbiamo anche indetto una giornata di sciopero di 24 ore appena venuti a conoscenza della bozza della legge di Bilancio, perché con essa si sancisce l’ennesimo dietrofront su impegni assunti dal Ministro Schillaci prontamente smentiti dal MEF che, senza discostarsi da logiche ultradecennali, continua a spadroneggiare in lungo e largo minando seriamente la salute dei cittadini italiani.
È vero che l’attuale Governo ha stanziato più risorse in assoluto per il Fondo Sanitario Nazionale, ma le stesse sono spalmate nei prossimi 5 anni e, al netto dei rinnovi contrattuali, sono ben al di sotto del tasso inflattivo, quindi non in grado di sostenere un Servizio sanitario già in grande difficoltà. Questi finanziamenti sono appena sufficienti a mantenere lo status quo e non saranno certamente alcuni interventi legislativi a ridurre le liste di attesa senza un vero intervento strutturale di rilancio del SSN.
I cittadini sono arrabbiati perché la nostra sanità non assicura pienamente il diritto alle cure, i sanitari lo sono ancor di più perché sottopagati, denunciati e le aggressioni di tutti i giorni testimoniano che esiste una vera emergenza sociale che il Governo è tenuto a prendere in seria considerazione.
Non si può migliorare l’offerta dei servizi ai cittadini senza rilanciare l’offerta sanitaria; non si possono ridurre gli interminabili tempi d’attesa continuando a mantenere il blocco del tetto di spesa sul personale; non si può tamponare, con finanziamenti spot, l’attuale emergenza sanitaria andando a finanziare quella sanità privata che sfrutta i propri dipendenti senza rinnovare loro i contratti di lavoro da quasi 20 anni, e che si ostina a non riconoscere loro il medesimo status contrattuale dei colleghi del pubblico impiego.
Siamo tuttavia consapevoli dell’impossibilità di prevedere risorse illimitate per la sanità pubblica, e sosteniamo con forza la necessità di riformare, in modo strutturale e organico, il Servizio Sanitario Nazionale, senza però intaccare i principi sui quali esso è stato fondato: universalismo, uguaglianza ed equità. Ma anche nell’attuale Governo – così come tra le fila dell’opposizione - risulta assente una visione lungimirante della sanità del futuro: in che modo si intende coniugare il necessario rispetto di determinati limiti di spesa con l’inevitabile aumento della spesa farmaceutica, delle cronicità e delle comorbilità che ci attende nei prossimi anni, stante l’invecchiamento della popolazione? Come si intende riorganizzare la sanità territoriale e quella ospedaliera, in modo da razionalizzare l’offerta sanitaria garantendo a tutta la popolazione un’assistenza efficiente e più prossima possibile ai bisogni dei cittadini? E, ultimo ma non per importanza, come si intende rendere nuovamente attrattivo per i professionisti della salute lavorare nel Servizio Sanitario Nazionale?
Non nascondiamo che quest’ultimo sia il tema che più ci sta a cuore, rappresentando e tutelando i diritti di medici, specializzandi, dirigenti sanitari, infermieri e professionisti sanitari. Riceviamo ormai quotidianamente dai colleghi che lavorano negli ospedali di tutta Italia denunce di condizioni di lavoro inaccettabili. Siamo costantemente bersaglio di aggressioni fisiche e verbali; continuiamo ad essere – insieme alla Polonia e al Messico – l’unico Paese al mondo in cui un errore sanitario, chiaramente non intenzionale, può essere sanzionato penalmente; abbiamo gli stipendi più bassi d’Europa; per supplire alle sempre più gravi carenze di organico rinunciamo a ferie, riposi, congedi e malattie. Sono sempre di meno, quindi, i colleghi disposti ad accettare tutto questo, e sempre di più coloro che invece decidono di abbandonare il Servizio Sanitario Nazionale preferendo lavorare all’estero o nella sanità privata, dove tuttavia la situazione non è molto più rosea, considerando, come già descritto, che i medici dipendenti delle strutture afferenti all’AIOP attendono da quasi 20 anni il rinnovo del proprio contratto di lavoro e, così come accade per gli infermieri e gli altri professionisti sanitari ex legge 43/2006, non vedono ancora riconosciuto il medesimo status contrattuale dei colleghi del pubblico impiego.
La depenalizzazione dell’atto medico, e delle altre professioni sanitarie, si è dissolta nei risultati non ancora ufficiali della Commissione D’Ippolito fumosi e poco efficienti.
L’incremento delle borse di specializzazione meno richieste, sebbene apprezzabile, non sarà di certo sufficiente a convincere i giovani medici a iniziare un percorso formativo che li porterà a lavorare in condizioni inaccettabili e per i quali chiediamo la contrattualizzazione. Per i loro colleghi delle altre professioni sanitarie non mediche chiediamo da anni la possibilità che vengano retribuiti. Solo spiccioli per gli uni, neanche il riconoscimento professionale per gli altri.
Sono temi, questi, da cui dipende la salute della popolazione, e che non possono diventare terreno di scontro tra partiti di maggioranza e di opposizione, né appannaggio esclusivo di una parte politica.
Riteniamo dunque necessario che, sulla sanità, tutto l’arco parlamentare lavori unitariamente, mettendo da parte rivendicazioni ed egoismi e ponendo al centro dell’azione politica i bisogni dei pazienti e le necessità dei professionisti della salute.
Alla luce di tutto questo, Le chiediamo di voler promuovere un incontro urgente con i rappresentanti delle organizzazioni sindacali sottoscritte al fine di poterLe illustrare in modo più completo le nostre posizioni e le nostre proposte, con l’unica finalità di migliorare un Servizio Sanitario Nazionale che, nonostante tutto, il mondo ancora ci invidia.
La ringraziamo per l’attenzione e Le inviamo i nostri più cordiali saluti, Pierino Di Silverio Segretario Nazionale Anaao Assomed Guido Quici Presidente Nazionale Federazione Cimo-Fesmed Antonio De Palma Presidente Nazionale Nursing UpSciopero medici, dirigenti sanitari, infermieri e altre professioni sanitarie: 1,2 milioni di prestazioni a rischio il 20 novembre
15 mila gli interventi chirurgici a rischio rinvio, 100 mila le visite specialistiche. A rischio i servizi assistenziali e le prestazioni infermieristiche ed ostetriche, anche a domicilio
Manifestazione a Roma in p.zza SS Apostoli ore 12.00
Roma 19 novembre 2024 - Sono 1,2 milioni le prestazioni sanitarie che potrebbero saltare per lo sciopero nazionale di 24 ore dei medici, dirigenti sanitari, infermieri e altre professioni sanitarie indetto per mercoledì 20 novembre. A rischio tutti i servizi, compresi gli esami di laboratorio, gli interventi chirurgici (circa 15mila quelli programmati che potrebbero essere rinviati), le visite specialistiche (100 mila), i servizi assistenziali e le prestazioni infermieristiche ed ostetriche, anche a domicilio, e gli esami radiografici (50mila). Saranno in ogni caso garantite le prestazioni d'urgenza. Lo sciopero, proclamato dai medici e dirigenti sanitari di Anaao Assomed e Cimo-Fesmed e dagli infermieri ed altre professioni sanitarie del Nursing Up, al quale hanno aderito anche numerose altre sigle, inizia alle 00.00 del 20 novembre e coinvolgerà un numero massivo di professionisti. Allo sciopero possono aderire, nel rispetto delle rispettive norme di regolamentazione del diritto di sciopero, tutti i medici, dirigenti sanitari, tecnici e amministrativi in servizio con rapporto a tempo determinato o indeterminato presso le Aziende ed Enti del SSN, compresi gli IRCCS, IZS, Arpa, oppure dipendenti delle strutture di carattere privato e/o religioso che intrattengono un rapporto di convenzione e/o di accreditamento con il SSN. Possono aderire anche i medici specializzandi assunti con il cosiddetto Decreto Calabria. Può scioperare anche il personale medico universitario che svolge attività assistenziale presso una Azienda Ospedaliera Universitaria. Sempre nel rispetto delle rispettive norme di regolamentazione del diritto di sciopero, possono aderire tutti gli infermieri, le ostetriche, ed il resto del personale sanitario non medico afferente alle qualifiche contrattuali del comparto della sanità, operanti nelle ASL, nelle Aziende Ospedaliere e negli enti della sanità pubblica italiana, compresi i territori delle province autonome di Trento e Bolzano. Questi i principali motivi della protesta:- Al finanziamento dei contratti di lavoro, compreso quello dei colleghi dell’ospedalità privata, vengono assegnate risorse assolutamente insufficienti;
- Mancata detassazione di una parte della retribuzione;
- Mancata attuazione della normativa sulla depenalizzazione dell’atto medico e sanitario;
- Esiguo ed intempestivo incremento dell’indennità di specificità infermieristica, non viene prevista la sua estensione alle ostetriche;
- Assenza di risorse per l’immediata assunzione di personale;
- Mancata introduzione di norme che impegnino i Ministeri competenti alla immediata attivazione di Presidi di Pubblica Sicurezza negli ospedali italiani al fine di renderli luoghi sicuri per il personale che vi opera;
- Mancata riforma delle cure ospedaliere e territoriali;
- Mancata contrattualizzazione degli specializzandi di area medica e sanitaria, e mancata previsione di retribuzione anche per quelli di area non medica;
- Mancato inserimento delle professioni assistenziali tra quelle a carattere usurante, con relativa ammissione ai benefici d legge;
- Mancata introduzione di norme atte a sospendere l’attuazione dell’Accordo Stato Regioni sulla figura dell’assistente infermiere;
- Mancata introduzione di norme per il superamento delle disposizioni vigenti, e per la concreta abolizione del vincolo di esclusività per gli infermieri ed i professionisti sanitari ex legge n 43/2006.
Medici, dirigenti sanitari, infermieri e professionisti sanitari confermano lo sciopero del 20 novembre
“Protestiamo per ridare dignità e valore al nostro lavoro. Maggioranza e opposizione lavorino insieme per disegnare il SSN del futuro”
Roma, 15 novembre 2024 – “Lo sciopero è la forma più estrema di protesta che un sindacato ha a disposizione. E quando parliamo di uno sciopero che riguarda la sanità, e che ha quindi inevitabilmente un impatto sui malati (anche se le urgenze sono sempre garantite), astenersi per un giorno dal lavoro è a maggior ragione una decisione che non si prende a cuor leggero. Dinanzi allo stato in cui oggi versa non solo il Servizio Sanitario Nazionale ma anche la professione e lo status di medici, dirigenti sanitari, specializzandi, infermieri e altri professionisti sanitari, è inevitabile dover alzare la voce e pretendere di essere ascoltati, perché è da noi che dipende la tutela della salute dei cittadini, e senza di noi è la salute dei cittadini ad essere a rischio”, dichiarano Pierino Di Silverio, Segretario Anaao Assomed, Guido Quici, Presidente Cimo-Fesmed, e Antonio De Palma, Presidente Nursing Up.
“Non sono solo i finanziamenti insufficienti per la sanità a spingerci ad incrociare le braccia; non è solo il mancato rispetto dei contratti, o l’assenza di un piano straordinario di assunzioni, o la mancata defiscalizzazione delle nostre indennità di specificità a farci scendere in piazza; quello che noi chiediamo, oltre a tutto questo, è ridare dignità e valore al nostro lavoro”.
“Se i giovani professionisti scappano in massa all’estero, e si è costretti ad andare in capo al mondo per cercare colleghi disposti a prendere il loro posto nei nostri ospedali, è perché non sono più disposti ad accettare di lavorare in queste condizioni”, spiegano Di Silverio, Quici e De Palma.
“Nessuno vuole più lavorare sapendo di rischiare quotidianamente una denuncia, un insulto, un calcio o una manganellata. Nessuno è più disposto a rinunciare a ferie, riposi, malattie per garantire i servizi. Nessuno intende più lavorare in un’emergenza ormai cronica, la cui fine neanche si intravede”.
“Protestiamo allora – aggiungono i leader dei sindacati - per avere un giusto riconoscimento per le nostre professioni, certo, anche economico”.
“Protestiamo per far conoscere ai cittadini le vere cause dei disservizi che subiscono, e per chiedere a tutta la politica, di maggioranza e di opposizione, di lavorare insieme per disegnare il Servizio Sanitario Nazionale del futuro, partendo da una visione e da una prospettiva a lungo termine che oggi è del tutto assente”.
“Protestiamo per chiedere di ripristinare la centralità del medico, del dirigente sanitario, dell'infermiere, del professionista sanitario e degli specializzandi in qualunque decisione che riguardi i pazienti, scardinando quindi mentalità aziendaliste ed economicistiche che non possono coniugarsi in modo efficace con la tutela della salute”.
“Noi – dichiarano Di Silverio, Quici e De Palma -, pur rappresentando solo una parte del mondo medico, sanitario, degli infermieri e delle altre professioni che operano in sanità, ci stiamo mettendo la faccia, mobilitando gli iscritti alle nostre sigle e utilizzando tutti gli strumenti a nostra disposizione per cercare di cambiare le cose”.
“Certo è che, se riusciremo a portare a casa anche solo una piccola parte delle nostre richieste, i benefici ricadranno non solo su tutto il personale sanitario ma su tutti i cittadini, che potranno contare su una sanità pubblica efficiente e su professionisti preparati e motivati”, concludono.
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